Nell'attesa che fossero maturi i tempi per quella rivoluzione nel mondo della medicina e dell'igiene che si realizzerà solo alla fine dell'Ottocento, gli Stati d'antico regime sperimentarono politiche ed interventi per far fronte ai danni prodotti dalla diffusione delle malattie epidemiche, ma soprattutto dal terribile flagello della peste1. Dalla necessità di controllare le condizioni di "salubrità dell'aria", messe a dura prova dai miasmi, nacquero nelle città italiane gli Uffici di sanità2. L'adozione di formali limiti alla libera circolazione via terra e via mare di uomini e merci (licenze, attestati, passaporti, bollettini di salute) fu dunque il portato di strategie di carattere militare, doganale e sanitario. Le città, per difendersi dall'attacco dei turchi e del nemico invisibile (la peste), modificarono anche la morfologia dei territori intervenendo sulla struttura urbana ed extra-urbana: basti ricordare il complesso sistema di fortificazioni cittadine e litoranee3 o ancora la ristrutturazione dei porti con annessi i lazzaretti per la "spurga" e la quarantena (vedi Venezia e Ragusa). A questa riorganizzazione degli spazi e della circolazione via mare partecipò, secondo modalità e tempi differenti rispetto a quanto registrato altrove, anche il Mezzogiorno d'Italia. Lo studio delle prammatiche e la documentazione del Magistrato di Salute, il cui fondo è conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli, ha consentito di affermare che se i controlli di sanità marittima, a garanzia delle frontiere di mare, s'intensificarono a partire soprattutto dai primi anni del XVII secolo, l'intera materia assunse tuttavia contorni più netti solo con il Settecento. A fine secolo Galanti affermava che ciascun luogo marittimo aveva i suoi deputati della salute, ma solo 30 di questi luoghi disponeva di strutture attrezzate a ricevere bastimenti soggetti a contumacia4. L'obiettivo di questa comunicazione è stato quello di ricostruire sia l'evoluzione sia il funzionamento del sistema di sanità marittima nel Regno di Napoli in Età moderna mettendo in evidenza: le pratiche marittime per le operazioni di imbarco e sbarco nei porti; le tecniche di intervento e di tutela; i soggetti coinvolti nell'amministrazione delle Deputazioni; le risorse finanziarie, i costi del servizio offerto; i rapporti con altri organismi doganali e militari.
Le pratiche di sanità marittima nel Regno di Napoli alla metà del Settecento,
raffaella salvemini
2006
Abstract
Nell'attesa che fossero maturi i tempi per quella rivoluzione nel mondo della medicina e dell'igiene che si realizzerà solo alla fine dell'Ottocento, gli Stati d'antico regime sperimentarono politiche ed interventi per far fronte ai danni prodotti dalla diffusione delle malattie epidemiche, ma soprattutto dal terribile flagello della peste1. Dalla necessità di controllare le condizioni di "salubrità dell'aria", messe a dura prova dai miasmi, nacquero nelle città italiane gli Uffici di sanità2. L'adozione di formali limiti alla libera circolazione via terra e via mare di uomini e merci (licenze, attestati, passaporti, bollettini di salute) fu dunque il portato di strategie di carattere militare, doganale e sanitario. Le città, per difendersi dall'attacco dei turchi e del nemico invisibile (la peste), modificarono anche la morfologia dei territori intervenendo sulla struttura urbana ed extra-urbana: basti ricordare il complesso sistema di fortificazioni cittadine e litoranee3 o ancora la ristrutturazione dei porti con annessi i lazzaretti per la "spurga" e la quarantena (vedi Venezia e Ragusa). A questa riorganizzazione degli spazi e della circolazione via mare partecipò, secondo modalità e tempi differenti rispetto a quanto registrato altrove, anche il Mezzogiorno d'Italia. Lo studio delle prammatiche e la documentazione del Magistrato di Salute, il cui fondo è conservato presso l'Archivio di Stato di Napoli, ha consentito di affermare che se i controlli di sanità marittima, a garanzia delle frontiere di mare, s'intensificarono a partire soprattutto dai primi anni del XVII secolo, l'intera materia assunse tuttavia contorni più netti solo con il Settecento. A fine secolo Galanti affermava che ciascun luogo marittimo aveva i suoi deputati della salute, ma solo 30 di questi luoghi disponeva di strutture attrezzate a ricevere bastimenti soggetti a contumacia4. L'obiettivo di questa comunicazione è stato quello di ricostruire sia l'evoluzione sia il funzionamento del sistema di sanità marittima nel Regno di Napoli in Età moderna mettendo in evidenza: le pratiche marittime per le operazioni di imbarco e sbarco nei porti; le tecniche di intervento e di tutela; i soggetti coinvolti nell'amministrazione delle Deputazioni; le risorse finanziarie, i costi del servizio offerto; i rapporti con altri organismi doganali e militari.File | Dimensione | Formato | |
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