L'estremità sud orientale del Salento (Puglia meridionale) tra Leuca e il Ciolo è caratterizzata da coste alte circa 100 m. Essa costituisce la terminazione (emersa) dell'horst delle Serre Salentine ed è composta da reefs systems sovrapposti del Cattiano e del Messiniano (Bosellini, 2006). Terrazzamenti marini quaternari modellano il paesaggio e sono raggruppati in un numero variabile di ordini a seconda degli Autori. Lungo le falesie si aprono decine di grotte che, specie nelle insenature sono frequentemente allineate lungo fratture verticali. Allineamenti di grotte in senso orizzontale possono inoltre essere individuati e caratterizzare così lunghi tratti costieri. Tra i sistemi carsici di queste coste, quello delle Mannute (falesia alta circa 90 m s.l.m. a circa 3,5 km a nord di Leuca; v. foto) è stato selezionato per l'avvio di ricerche sull'evoluzione neotettonica e paleoclimatica, in virtù del consistente numero di cavità nonché per la ricchezza di speleotemi. Sono stati così definiti i fattori litostratigrafici, tettono-strutturali, idrogeologici, eustatici e climatici che hanno determinato l'evoluzione del sistema carsico costiero delle Mannute. La relazioni tra speleogenesi, neotettonica, stazionamenti marini e oscillazioni glacioeustatiche viene quindi proposta mediante un modello. Nella Grotta Piccola oltre alle consuete concrezioni vadose sono stati individuati, con criteri morfologici e petrografici, altri speleotemi interpretati come accrescimenti freatici (riquadro della foto) e biocostruzioni di organismi fototropici (Delle Rose, 2007; Patianna et al., 2008). I primi sono depositi chimici originati nella fascia intertidale e attualmente elevati 38,5 m sul livello del mare. Vengono quindi discusse le condizioni paleoambientali che hanno generato le soluzioni sovrassature all'origine della formazione degli accrescimenti freatici, che nella letteratura di merito sono riferite in genere a periodi interglaciali benché il loro concrezionamento sia documentato anche durante fasi fredde (Vesica et al., 2000). Al fine di inquadrare cronologicamente gli episodi speleogenetici e di concrezionamento definiti si possono considerare evidenze geologiche locali e ipotesi avanzate in letteratura (quote e paleobatimetrie di depositi con S. bubonious, tettonica quaternaria, stazionamenti marini del Pleistocene Medio) in relazione al succedersi delle oscillazioni glacioeustatiche medio pleistoceniche globalmente ricostruito. L'insieme di questi elementi consente di ipotizzare la formazione degli accrescimenti freatici durante il MIS 5 o l'interglaciale precedente. Le biocostruzioni hanno struttura porosa (tufacea) e sono il risultato dell'attività fotosintetica di vari organismi (cfr. calcareous tufas di Taboro?i et al., 2005). Un numero particolarmente elevato di tali concrezioni, allo stato fossile, è stato osservato nella Grotta Piccola delle Mannute; per esse si ipotizzano una più rapida crescita in condizioni ambientali caldo-umide (forse durante l'Optimum climatico medio olocenico) e ridotte condizioni di luminosità della cavità, e quindi minore ampiezza dell'accesso, rispetto a quelle attuali.
Indizi neotettonici e paleoclimatici in grotte costiere e speleotemi del Salento sud orientale.
Delle Rose M
2008
Abstract
L'estremità sud orientale del Salento (Puglia meridionale) tra Leuca e il Ciolo è caratterizzata da coste alte circa 100 m. Essa costituisce la terminazione (emersa) dell'horst delle Serre Salentine ed è composta da reefs systems sovrapposti del Cattiano e del Messiniano (Bosellini, 2006). Terrazzamenti marini quaternari modellano il paesaggio e sono raggruppati in un numero variabile di ordini a seconda degli Autori. Lungo le falesie si aprono decine di grotte che, specie nelle insenature sono frequentemente allineate lungo fratture verticali. Allineamenti di grotte in senso orizzontale possono inoltre essere individuati e caratterizzare così lunghi tratti costieri. Tra i sistemi carsici di queste coste, quello delle Mannute (falesia alta circa 90 m s.l.m. a circa 3,5 km a nord di Leuca; v. foto) è stato selezionato per l'avvio di ricerche sull'evoluzione neotettonica e paleoclimatica, in virtù del consistente numero di cavità nonché per la ricchezza di speleotemi. Sono stati così definiti i fattori litostratigrafici, tettono-strutturali, idrogeologici, eustatici e climatici che hanno determinato l'evoluzione del sistema carsico costiero delle Mannute. La relazioni tra speleogenesi, neotettonica, stazionamenti marini e oscillazioni glacioeustatiche viene quindi proposta mediante un modello. Nella Grotta Piccola oltre alle consuete concrezioni vadose sono stati individuati, con criteri morfologici e petrografici, altri speleotemi interpretati come accrescimenti freatici (riquadro della foto) e biocostruzioni di organismi fototropici (Delle Rose, 2007; Patianna et al., 2008). I primi sono depositi chimici originati nella fascia intertidale e attualmente elevati 38,5 m sul livello del mare. Vengono quindi discusse le condizioni paleoambientali che hanno generato le soluzioni sovrassature all'origine della formazione degli accrescimenti freatici, che nella letteratura di merito sono riferite in genere a periodi interglaciali benché il loro concrezionamento sia documentato anche durante fasi fredde (Vesica et al., 2000). Al fine di inquadrare cronologicamente gli episodi speleogenetici e di concrezionamento definiti si possono considerare evidenze geologiche locali e ipotesi avanzate in letteratura (quote e paleobatimetrie di depositi con S. bubonious, tettonica quaternaria, stazionamenti marini del Pleistocene Medio) in relazione al succedersi delle oscillazioni glacioeustatiche medio pleistoceniche globalmente ricostruito. L'insieme di questi elementi consente di ipotizzare la formazione degli accrescimenti freatici durante il MIS 5 o l'interglaciale precedente. Le biocostruzioni hanno struttura porosa (tufacea) e sono il risultato dell'attività fotosintetica di vari organismi (cfr. calcareous tufas di Taboro?i et al., 2005). Un numero particolarmente elevato di tali concrezioni, allo stato fossile, è stato osservato nella Grotta Piccola delle Mannute; per esse si ipotizzano una più rapida crescita in condizioni ambientali caldo-umide (forse durante l'Optimum climatico medio olocenico) e ridotte condizioni di luminosità della cavità, e quindi minore ampiezza dell'accesso, rispetto a quelle attuali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.