Nel 2001 è stato pubblicato il Dpr n.232 che, in applicazione dell'accordo di Schengen del 14 giugno 1985, affronta e semplifica le modalità della concessione della libera pratica alle navi. Su proposta del Ministro della Sanità e in accordo con il Ministro dei trasporti e della navigazione si è stabilito che per l'approdo sul territorio nazionale non è necessaria alcuna formalità per navi, persone e merci provenienti da scali di Paesi facenti parte dell'Unione europea. Diversamente per le navi provenienti da scali di Paesi non aderenti alla Comunità Europea, dove le operazioni di sbarco sono consentite solo dopo la concessione della libera pratica, rilasciata in seguito alla visita sanitaria a bordo o, in alternativa, senza visita sanitaria a bordo ma previa acquisizione e comunicazione da parte del Comandante della nave delle notizie relative alla buona salute dell'equipaggio. Ho voluto ricordare queste poche righe sull'attuale regolamentazione del servizio di sanità marittima per sottolineare il ruolo che esso ha oggi assunto nei traffici tra i paesi del Mediterraneo. La necessità di conciliare le regole del commercio e degli interessi economici con quelle della salute ha da sempre accompagnato le scelte in materia di politica commerciale, economica e sanitaria di tutti gli stati. Nel Dpr si evidenzia inoltre un concetto di frontiera, che naturalmente si adatta al mutare dei tempi e alle esigenze della politica contemporanea. L'obiettivo di questo mio intervento è quello di comprendere come il Mezzogiorno abbia affrontato e risolto il tema della sanità marittima. Per il lavoro ci si è avvalsi prevalentemente della documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Napoli, e precisamente nei fondi relativi al Magistrato di Salute e alla Segreteria d'Azienda e degli Esteri, oltre naturalmente al corpo di leggi raccolto nelle prammatiche sotto il titolo De officio deputationis pro sanitate tuenda. Dallo studio è emerso che, nonostante i forti contrasti, con le autorità portuali, le autorità consolari, i mercanti e i limiti di un ufficio che è apparso, tra '700 e '800, in affanno nel coordinare l'operato tra centro e periferie, il servizio di sanità marittima del Mezzogiorno era pronto ad accogliere le disposizioni legislative dell'Italia Unita. I ritardi, sostanzialmente di carattere strutturale, che ne avevano accompagnato la nascita e il suo concreto riconoscimento erano ormai superati. L'esperienza dei due secoli del Viceregno, la peste di Marsiglia del 1720 e quella di Messina del 1743, provocò una forte accelerazione nella organizzazione di un servizio autonomo a tutela delle frontiere di mare. Con il Decennio Francese si assiste all'entrata in scena del Ministero degli Interni e ad un consolidamento della posizione della sanità marittima, nell'ambito tuttavia di un controllo coordinato che vede impegnate dogana, marina e polizia. Infine sarà la pubblicazione del primo "regolamento sanitario marittimo" del 1819-20 a sancirne la nascita, nonostante i limiti del progresso medico-scientifico, come disciplina deputata alla tutela della salute dei territori e delle popolazioni che si affacciavano sul Mediterraneo. Ancora oggi, sebbene sia tramontata l'epoca della peste e dei pirati, di certo di grande attualità rimane il controllo alle frontiere per i paesi extra-Cee per lo sbarco di clandestini e la diffusione di malattie.

A tutela della salute e del commercio nel Mediterraneo: la sanità marittima nel Mezzogiorno pre-unitario

Salvemini Raffaella
2009

Abstract

Nel 2001 è stato pubblicato il Dpr n.232 che, in applicazione dell'accordo di Schengen del 14 giugno 1985, affronta e semplifica le modalità della concessione della libera pratica alle navi. Su proposta del Ministro della Sanità e in accordo con il Ministro dei trasporti e della navigazione si è stabilito che per l'approdo sul territorio nazionale non è necessaria alcuna formalità per navi, persone e merci provenienti da scali di Paesi facenti parte dell'Unione europea. Diversamente per le navi provenienti da scali di Paesi non aderenti alla Comunità Europea, dove le operazioni di sbarco sono consentite solo dopo la concessione della libera pratica, rilasciata in seguito alla visita sanitaria a bordo o, in alternativa, senza visita sanitaria a bordo ma previa acquisizione e comunicazione da parte del Comandante della nave delle notizie relative alla buona salute dell'equipaggio. Ho voluto ricordare queste poche righe sull'attuale regolamentazione del servizio di sanità marittima per sottolineare il ruolo che esso ha oggi assunto nei traffici tra i paesi del Mediterraneo. La necessità di conciliare le regole del commercio e degli interessi economici con quelle della salute ha da sempre accompagnato le scelte in materia di politica commerciale, economica e sanitaria di tutti gli stati. Nel Dpr si evidenzia inoltre un concetto di frontiera, che naturalmente si adatta al mutare dei tempi e alle esigenze della politica contemporanea. L'obiettivo di questo mio intervento è quello di comprendere come il Mezzogiorno abbia affrontato e risolto il tema della sanità marittima. Per il lavoro ci si è avvalsi prevalentemente della documentazione conservata presso l'Archivio di Stato di Napoli, e precisamente nei fondi relativi al Magistrato di Salute e alla Segreteria d'Azienda e degli Esteri, oltre naturalmente al corpo di leggi raccolto nelle prammatiche sotto il titolo De officio deputationis pro sanitate tuenda. Dallo studio è emerso che, nonostante i forti contrasti, con le autorità portuali, le autorità consolari, i mercanti e i limiti di un ufficio che è apparso, tra '700 e '800, in affanno nel coordinare l'operato tra centro e periferie, il servizio di sanità marittima del Mezzogiorno era pronto ad accogliere le disposizioni legislative dell'Italia Unita. I ritardi, sostanzialmente di carattere strutturale, che ne avevano accompagnato la nascita e il suo concreto riconoscimento erano ormai superati. L'esperienza dei due secoli del Viceregno, la peste di Marsiglia del 1720 e quella di Messina del 1743, provocò una forte accelerazione nella organizzazione di un servizio autonomo a tutela delle frontiere di mare. Con il Decennio Francese si assiste all'entrata in scena del Ministero degli Interni e ad un consolidamento della posizione della sanità marittima, nell'ambito tuttavia di un controllo coordinato che vede impegnate dogana, marina e polizia. Infine sarà la pubblicazione del primo "regolamento sanitario marittimo" del 1819-20 a sancirne la nascita, nonostante i limiti del progresso medico-scientifico, come disciplina deputata alla tutela della salute dei territori e delle popolazioni che si affacciavano sul Mediterraneo. Ancora oggi, sebbene sia tramontata l'epoca della peste e dei pirati, di certo di grande attualità rimane il controllo alle frontiere per i paesi extra-Cee per lo sbarco di clandestini e la diffusione di malattie.
2009
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
978-88-8080-110-8
salute
commercio
Mediterraneo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/95028
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