La crisi globale che stiamo attraversando non manca e non mancherà in futuro di avere ripercussioni anche sulla vita dei migranti e, più in generale, sui flussi migratori. È evidente, infatti, che l'esigenza di riscrittura delle regole, ribadita dai diversi governi, non riguarderà soltanto i mercati finanziari ma avrà un impatto anche sui regimi di controllo delle migrazioni. In passato, le crisi hanno sempre avuto un impatto violentemente negativo sui migranti. Dopo la crisi del '29, parallelamente all'avvio del New Deal, circa mezzo milione di messicani furono deportati dagli Stati Uniti insieme a molti dei loro figli nati in territorio statunitense. La crisi dei primi anni Settanta fu affrontata dal governo tedesco federale, presto seguito da altri governi europei, con il cosiddetto Anwerbestopp: il blocco del reclutamento di forza lavoro migrante e la predisposizione di programmi per il rimpatrio di quei lavoratori stranieri che, dopo aver svolto un ruolo essenziale negli anni della grande crescita post-bellica, risultavano improvvisamente in esubero. Analoghi segnali sono oggi numerosi in molti paesi europei. Nel processo generale di revisione delle normativa in materia di migrazione avviato da vari stati ci sono, infatti, moltissime norme che disciplinano le questioni riguardanti i diritti dei migranti in senso restrittivo rispetto al passato. D'altro canto, i flussi migratori non si arrestano, così come non si sono arrestati neppure nei due casi richiamati in precedenza. Il funzionamento del sistema economico è oggi,, però, molto diverso rispetto a quello degli Stati Uniti del New Deal o del fordismo del secondo dopo-guerra: è ragionevole pensare che, sia pure in condizioni di più intensa instabilità, continui a esserci una domanda significativa di lavoro migrante in diverse attività economiche. A guidare, pertanto, le politiche sull'immigrazione dei diversi paesi sono le esigenze legate innanzitutto allo sviluppo economico e del mercato del lavoro e quelle connesse alla lotta all'immigrazione clandestina. Non è, tuttavia, da sottovalutare il rischio che i programmi e le attività di contrasto dell'immigrazione clandestina, previsti nell'ambito di tali politiche, possano influire negativamente su quella parte non trascurabile dei migranti che appartiene alla categoria dei richiedenti asilo e rifugiati. Questi ultimi, infatti, spesso vengono assimilati agli immigrati clandestini e, in quanto tali, privati delle protezioni sancite dal diritto internazionale. Sulla base delle precedenti considerazioni, nel presente capitolo si analizzerà l'evoluzione della presenza dei richiedenti asilo e rifugiati nei diversi paesi euromediterranei, nonché dello status di rifugiato nell'Unione Europea (Ue), al fine di definire meglio, nell'attuale congiuntura, la dimensione di questa componente dei flussi migratori, spesso sottovalutata o trascurata dagli analisti del fenomeno.

I flussi migratori. Rifugio e asilo nei paesi euromediterranei

Caruso Immacolata;Venditto Bruno
2010

Abstract

La crisi globale che stiamo attraversando non manca e non mancherà in futuro di avere ripercussioni anche sulla vita dei migranti e, più in generale, sui flussi migratori. È evidente, infatti, che l'esigenza di riscrittura delle regole, ribadita dai diversi governi, non riguarderà soltanto i mercati finanziari ma avrà un impatto anche sui regimi di controllo delle migrazioni. In passato, le crisi hanno sempre avuto un impatto violentemente negativo sui migranti. Dopo la crisi del '29, parallelamente all'avvio del New Deal, circa mezzo milione di messicani furono deportati dagli Stati Uniti insieme a molti dei loro figli nati in territorio statunitense. La crisi dei primi anni Settanta fu affrontata dal governo tedesco federale, presto seguito da altri governi europei, con il cosiddetto Anwerbestopp: il blocco del reclutamento di forza lavoro migrante e la predisposizione di programmi per il rimpatrio di quei lavoratori stranieri che, dopo aver svolto un ruolo essenziale negli anni della grande crescita post-bellica, risultavano improvvisamente in esubero. Analoghi segnali sono oggi numerosi in molti paesi europei. Nel processo generale di revisione delle normativa in materia di migrazione avviato da vari stati ci sono, infatti, moltissime norme che disciplinano le questioni riguardanti i diritti dei migranti in senso restrittivo rispetto al passato. D'altro canto, i flussi migratori non si arrestano, così come non si sono arrestati neppure nei due casi richiamati in precedenza. Il funzionamento del sistema economico è oggi,, però, molto diverso rispetto a quello degli Stati Uniti del New Deal o del fordismo del secondo dopo-guerra: è ragionevole pensare che, sia pure in condizioni di più intensa instabilità, continui a esserci una domanda significativa di lavoro migrante in diverse attività economiche. A guidare, pertanto, le politiche sull'immigrazione dei diversi paesi sono le esigenze legate innanzitutto allo sviluppo economico e del mercato del lavoro e quelle connesse alla lotta all'immigrazione clandestina. Non è, tuttavia, da sottovalutare il rischio che i programmi e le attività di contrasto dell'immigrazione clandestina, previsti nell'ambito di tali politiche, possano influire negativamente su quella parte non trascurabile dei migranti che appartiene alla categoria dei richiedenti asilo e rifugiati. Questi ultimi, infatti, spesso vengono assimilati agli immigrati clandestini e, in quanto tali, privati delle protezioni sancite dal diritto internazionale. Sulla base delle precedenti considerazioni, nel presente capitolo si analizzerà l'evoluzione della presenza dei richiedenti asilo e rifugiati nei diversi paesi euromediterranei, nonché dello status di rifugiato nell'Unione Europea (Ue), al fine di definire meglio, nell'attuale congiuntura, la dimensione di questa componente dei flussi migratori, spesso sottovalutata o trascurata dagli analisti del fenomeno.
2010
Istituto di Studi sul Mediterraneo - ISMed
978 88 15 13797 5
flussi migratori
paesi euromediterranei
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/95047
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