La conservazione di un monumento è strettamente legata alla storia delle sue trasformazioni, legate o indotte da dissesti strutturali, dall'imperizia dell'uomo, o da fenomeni naturali. La Cattedrale di Altamura non esula da questo schema, e per conoscere approfonditamente questo insigne monumento occorre comprendere la storia, dalla fondazione ai giorni nostri, delle diverse trasformazioni cui è stato sottoposto nel corso dei secoli, fino a renderlo come oggi è. La Cattedrale, fondata tra il 1232 ed il 1245, voluta dagli abitanti di Altamura e concessa da Federico II, assume una nuova fisionomia nel periodo angioino, durante il quale si concretizza la giusta ambizione di dare un vero Duomo alla città di Altamura, sul modello della Basilica di San Nicola di Bari. A tal fine, si progetta e si realizza la trasformazione della Cattedrale di Federico II, il cui completamento è interrotto dal famoso "scelus "del 1316, che determina il crollo rovinoso della zona est, in corso di trasformazione. Il crollo causa l'abbandono del progetto iniziale e l'inversione della facciata, con l'erezione di uno dei più bei portali romanico - gotici di Puglia. Durante il periodo rinascimentale, inizia per il Duomo altamurano una nuova stagione costruttiva e compositiva, con l'erezione dei due campanili, del maestoso rosone e del coro, le cui dimensioni vanno a compensare il volume del transetto romanico mai edificato. L'avvento del barocco determina un rinnovamento generale degli arredi della Cattedrale e delle Cappelle, create durante il Rinascimento, con la chiusura delle arcate cieche. Qui se ne traccia il lungo excursus storico, dalla costruzione federiciana, alle trasformazioni angioine indotte anche dal crollo (scelus) del 1316; fino agli ampliamenti rinascimentali e agli abbellimenti barocchi e ottocenteschi. Si giunge così ai restauri del Novecento fino alle scoperte dei più recenti, effettuati nel 2005.

Trasformazioni e restauri nella storia della Cattedrale di Altamura

N Milella
2009

Abstract

La conservazione di un monumento è strettamente legata alla storia delle sue trasformazioni, legate o indotte da dissesti strutturali, dall'imperizia dell'uomo, o da fenomeni naturali. La Cattedrale di Altamura non esula da questo schema, e per conoscere approfonditamente questo insigne monumento occorre comprendere la storia, dalla fondazione ai giorni nostri, delle diverse trasformazioni cui è stato sottoposto nel corso dei secoli, fino a renderlo come oggi è. La Cattedrale, fondata tra il 1232 ed il 1245, voluta dagli abitanti di Altamura e concessa da Federico II, assume una nuova fisionomia nel periodo angioino, durante il quale si concretizza la giusta ambizione di dare un vero Duomo alla città di Altamura, sul modello della Basilica di San Nicola di Bari. A tal fine, si progetta e si realizza la trasformazione della Cattedrale di Federico II, il cui completamento è interrotto dal famoso "scelus "del 1316, che determina il crollo rovinoso della zona est, in corso di trasformazione. Il crollo causa l'abbandono del progetto iniziale e l'inversione della facciata, con l'erezione di uno dei più bei portali romanico - gotici di Puglia. Durante il periodo rinascimentale, inizia per il Duomo altamurano una nuova stagione costruttiva e compositiva, con l'erezione dei due campanili, del maestoso rosone e del coro, le cui dimensioni vanno a compensare il volume del transetto romanico mai edificato. L'avvento del barocco determina un rinnovamento generale degli arredi della Cattedrale e delle Cappelle, create durante il Rinascimento, con la chiusura delle arcate cieche. Qui se ne traccia il lungo excursus storico, dalla costruzione federiciana, alle trasformazioni angioine indotte anche dal crollo (scelus) del 1316; fino agli ampliamenti rinascimentali e agli abbellimenti barocchi e ottocenteschi. Si giunge così ai restauri del Novecento fino alle scoperte dei più recenti, effettuati nel 2005.
2009
Istituto per le Tecnologie della Costruzione - ITC
Istituto per le Tecnologie della Costruzione - ITC
9788880828617
Restauro
conservazione
ricerca storica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/132399
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