Una attenzione crescente viene rivolta alla conservazione della biodiversità vegetale al di fuori degli ambienti naturali, sia per le specie di interesse agronomico, sia per la flora spontanea, anche in attuazione agli obblighi previsti dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (Rio de Janeiro, 1992). Quest'ultima, infatti, all'articolo 9 "Conservazione ex situ" indica una serie di misure da adottare per il recupero, la ricostituzione e la reintroduzione di specie minacciate a completamento delle strategie di conservazione in situ. Inoltre, il quarto report dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (2007) indica la conservazione ex situ tra le principali azioni di adattamento degli ecosistemi ai cambiamenti climatici in corso. La conservazione in situ (aree di origine) e quella on farm (nelle aree di coltivazione) sono prioritarie, ma quella ex situ (banche genetiche, collezioni, orti botanici, ecc.) si rende indispensabile in quei casi, e sono tanti, in cui le prime due, per motivi diversi, sono difficili da realizzare. Attualmente, infatti, le molteplici pressioni che agiscono sugli habitat possono in alcuni casi minacciare la sopravvivenza di una o più specie o l'integrità e la funzionalità di interi ecosistemi, tanto da rendere difficile attuare strategie di conservazione in situ. In questi casi, solo le tecniche ex situ possono garantire la conservazione della variabilità genetica del germoplasma (semi, polline, parti di pianta, spore, ecc.) e quindi la rigenerazione, riproduzione e/o moltiplicazione delle specie da conservare. La conservazione ex situ ha inoltre un ruolo indispensabile per la ricerca e il miglioramento genetico al fine di promuovere un utilizzo sostenibile del germoplasma disponibile.Solo pochi anni fa, nel 2004, la maggior parte dei Paesi del mondo ha ratificato il Trattato Internazionale della FAO sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura che, inter alia, considera la conservazione ex situ come uno dei pilastri essenziali per assicurare a lungo termine la sostenibilità e la sicurezza alimentare e ambientale.

Leguminose da granella

Piergiovanni AR;
2010

Abstract

Una attenzione crescente viene rivolta alla conservazione della biodiversità vegetale al di fuori degli ambienti naturali, sia per le specie di interesse agronomico, sia per la flora spontanea, anche in attuazione agli obblighi previsti dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (Rio de Janeiro, 1992). Quest'ultima, infatti, all'articolo 9 "Conservazione ex situ" indica una serie di misure da adottare per il recupero, la ricostituzione e la reintroduzione di specie minacciate a completamento delle strategie di conservazione in situ. Inoltre, il quarto report dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (2007) indica la conservazione ex situ tra le principali azioni di adattamento degli ecosistemi ai cambiamenti climatici in corso. La conservazione in situ (aree di origine) e quella on farm (nelle aree di coltivazione) sono prioritarie, ma quella ex situ (banche genetiche, collezioni, orti botanici, ecc.) si rende indispensabile in quei casi, e sono tanti, in cui le prime due, per motivi diversi, sono difficili da realizzare. Attualmente, infatti, le molteplici pressioni che agiscono sugli habitat possono in alcuni casi minacciare la sopravvivenza di una o più specie o l'integrità e la funzionalità di interi ecosistemi, tanto da rendere difficile attuare strategie di conservazione in situ. In questi casi, solo le tecniche ex situ possono garantire la conservazione della variabilità genetica del germoplasma (semi, polline, parti di pianta, spore, ecc.) e quindi la rigenerazione, riproduzione e/o moltiplicazione delle specie da conservare. La conservazione ex situ ha inoltre un ruolo indispensabile per la ricerca e il miglioramento genetico al fine di promuovere un utilizzo sostenibile del germoplasma disponibile.Solo pochi anni fa, nel 2004, la maggior parte dei Paesi del mondo ha ratificato il Trattato Internazionale della FAO sulle risorse fitogenetiche per l'alimentazione e l'agricoltura che, inter alia, considera la conservazione ex situ come uno dei pilastri essenziali per assicurare a lungo termine la sostenibilità e la sicurezza alimentare e ambientale.
2010
Istituto di Bioscienze e Biorisorse
978-88-448-0416-9
origin area
conservation area
germplasm
environmental and food industry security
File in questo prodotto:
Non ci sono file associati a questo prodotto.

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/198325
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact