I Policlorobifenili (PCB) sono una classe di sostanze organiche xenobiotiche costituita da 209 congeneri prodotti industrialmente fino agli anni '70. Attualmente sono presenti nell'ambiente come contaminanti persistenti in miscela di più congeneri, in particolare nel suolo e nei sedimenti. La loro degradazione è possibile solo se si verificano le condizioni per una serie complessa di processi aerobici ed anaerobici ad opera principalmente di microrganismi. Nel suolo, l'attività degradativa può essere stimolata dalla presenza di particolari piante che, attraverso la rizosfera, creano condizioni favorevoli alle attività microbiche. Le radici delle piante, infatti, promuovono la modificazione delle proprietà chimico-fisiche dei suoli contaminati e rilasciano essudati radicali, stimolando direttamente e indirettamente la biodegradazione dei PCB. L'efficienza del processo degradativo si basa sull'utilizzo di specie vegetali che, non solo abbiano una crescita, sia della parte aerea che delle radici, sufficiente a favorire lo sviluppo di una comunità microbica capace di degradare i PCB nella rizosfera, ma anche che siano tolleranti alle sostanze tossiche presenti nel suolo. In suoli molto poveri di sostanza organica, inoltre, possono essere utilizzate fonti aggiuntive di sostanze nutritive, quale ad esempio compost, al fine di promuovere la crescita della pianta e stimolare l'attività microbica nella rizosfera. Al fine di indagare le relazioni tra le radici delle piante e le popolazioni microbiche autoctone, sono stati utilizzati campioni di terreno provenienti da un'area contaminata da PCB per allestire esperimenti di degradazione utilizzando microcosmi in presenza/assenza della specie foraggera Medicago sativa (già nota per la sua capacità di stimolare la degradazione di tali composti) e/o in presenza/ assenza di compost di derivazione da rifiuti solidi urbani.
Effetti sinergici dei microrganismi e della specie foraggera Medicago sativa sulla degradazione dei PCB in un terreno contaminato
Barra Caracciolo A;Grenni P;Massacci A
2014
Abstract
I Policlorobifenili (PCB) sono una classe di sostanze organiche xenobiotiche costituita da 209 congeneri prodotti industrialmente fino agli anni '70. Attualmente sono presenti nell'ambiente come contaminanti persistenti in miscela di più congeneri, in particolare nel suolo e nei sedimenti. La loro degradazione è possibile solo se si verificano le condizioni per una serie complessa di processi aerobici ed anaerobici ad opera principalmente di microrganismi. Nel suolo, l'attività degradativa può essere stimolata dalla presenza di particolari piante che, attraverso la rizosfera, creano condizioni favorevoli alle attività microbiche. Le radici delle piante, infatti, promuovono la modificazione delle proprietà chimico-fisiche dei suoli contaminati e rilasciano essudati radicali, stimolando direttamente e indirettamente la biodegradazione dei PCB. L'efficienza del processo degradativo si basa sull'utilizzo di specie vegetali che, non solo abbiano una crescita, sia della parte aerea che delle radici, sufficiente a favorire lo sviluppo di una comunità microbica capace di degradare i PCB nella rizosfera, ma anche che siano tolleranti alle sostanze tossiche presenti nel suolo. In suoli molto poveri di sostanza organica, inoltre, possono essere utilizzate fonti aggiuntive di sostanze nutritive, quale ad esempio compost, al fine di promuovere la crescita della pianta e stimolare l'attività microbica nella rizosfera. Al fine di indagare le relazioni tra le radici delle piante e le popolazioni microbiche autoctone, sono stati utilizzati campioni di terreno provenienti da un'area contaminata da PCB per allestire esperimenti di degradazione utilizzando microcosmi in presenza/assenza della specie foraggera Medicago sativa (già nota per la sua capacità di stimolare la degradazione di tali composti) e/o in presenza/ assenza di compost di derivazione da rifiuti solidi urbani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


