Con l'approvazione della legge delega del governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (legge 14 settembre 2011 n. 148) e dei successivi decreti delegati (d.lgs. del 7 settembre 2012 n. 155 e n. 156) è stata deliberata in via definitiva la riforma organica della geografia giudiziaria, già in vigore dal 13 settembre 2013. L'obiettivo della riforma è di migliorare l'efficienza dell'amministrazione della giustizia, con relativa riduzione dei costi, attraverso una nuova articolazione e competenza territoriale delle sedi giudiziarie e la conseguente razionalizzazione del personale, efficace e coerente con la domanda di giustizia e senza penalizzare l'accesso al servizio per i cittadini. Nella realtà, dall'analisi del dettato normativo e della ricostruzione di parte del percorso che ha portato alla definizione dei decreti delegati, non emerge alcuna intenzione di affrontare questa sfida importante di cambiamento attraverso un reale percorso di innovazione profonda del "servizio giustizia" nel suo complesso, senza pregiudizi e condizionamenti. Il comportamento esplicito dei legislatori è raggiungere il fine ultimo previsto dalla legge (efficienza, efficacia ed economicità) solo attraverso la chiusura delle sedi giudiziarie. La riforma ha imposto soluzioni metodologicamente discutibili e che non sono il frutto di un'analisi ragionata del contesto socio-economico e del funzionamento degli uffici, ma di un disegno predefinito rigido e vincolante fondato sul "taglio lineare" della spesa. Certamente si tratta di un intervento riuscito laddove innumerevoli tentativi precedenti erano falliti. In breve tempo sono stati superati ostacoli che parevano insormontabili, soprattutto le resistenze localistiche e corporative. Eppure, questa riforma, riuscita dal punto di vista politico, rischia di essere nella pratica non solo un'altra occasione persa di ripensamento profondo del servizio giustizia, aldilà dalle buone intenzioni, ma anche un pericoloso precedente per i processi di riforma di geografia giudiziaria che seguiranno.
L'inadeguatezza dei criteri utilizzati nella revisione delle circoscrizioni giudiziarie
Davide Carnevali
2014
Abstract
Con l'approvazione della legge delega del governo per la riorganizzazione della distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari (legge 14 settembre 2011 n. 148) e dei successivi decreti delegati (d.lgs. del 7 settembre 2012 n. 155 e n. 156) è stata deliberata in via definitiva la riforma organica della geografia giudiziaria, già in vigore dal 13 settembre 2013. L'obiettivo della riforma è di migliorare l'efficienza dell'amministrazione della giustizia, con relativa riduzione dei costi, attraverso una nuova articolazione e competenza territoriale delle sedi giudiziarie e la conseguente razionalizzazione del personale, efficace e coerente con la domanda di giustizia e senza penalizzare l'accesso al servizio per i cittadini. Nella realtà, dall'analisi del dettato normativo e della ricostruzione di parte del percorso che ha portato alla definizione dei decreti delegati, non emerge alcuna intenzione di affrontare questa sfida importante di cambiamento attraverso un reale percorso di innovazione profonda del "servizio giustizia" nel suo complesso, senza pregiudizi e condizionamenti. Il comportamento esplicito dei legislatori è raggiungere il fine ultimo previsto dalla legge (efficienza, efficacia ed economicità) solo attraverso la chiusura delle sedi giudiziarie. La riforma ha imposto soluzioni metodologicamente discutibili e che non sono il frutto di un'analisi ragionata del contesto socio-economico e del funzionamento degli uffici, ma di un disegno predefinito rigido e vincolante fondato sul "taglio lineare" della spesa. Certamente si tratta di un intervento riuscito laddove innumerevoli tentativi precedenti erano falliti. In breve tempo sono stati superati ostacoli che parevano insormontabili, soprattutto le resistenze localistiche e corporative. Eppure, questa riforma, riuscita dal punto di vista politico, rischia di essere nella pratica non solo un'altra occasione persa di ripensamento profondo del servizio giustizia, aldilà dalle buone intenzioni, ma anche un pericoloso precedente per i processi di riforma di geografia giudiziaria che seguiranno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


