Il sodalizio fra arte e città è un rapporto antico, ma sempre attuale, il cui significato si è evoluto nel tempo. Nel Novecento, la collocazione di opere d'arte negli spazi pubblici ha assunto ruoli diversi rispetto al passato, non più celebrativi del potere costituito o stimolo della memoria della collettività, ma abbellimento della vita urbana, arricchimento e attrazione in ambienti deputati. Tuttavia, è inevitabile constatare che nelle grandi città l'arte fatica a trovare un'adeguata ambientazione in grado di valorizzare e di rendere fruibile l'opera. Nel caso del territorio fiorentino, le sculture contemporanee si trovano frequentemente collocate in aree scarsamente visibili, di scarsa potenzialità culturale, abbandonate all'incuria, al vandalismo e alle emissioni del traffico veicolare. Questi nuovi ambienti espositivi per le opere, anziché essere ampie e armoniose piazze, sono spesso spazi angusti, in prossimità di un semaforo, nelle rotatorie o davanti a un distributore di benzina. A tutto ciò si aggiunge la scarsa consapevolezza che i cittadini e le istituzioni hanno delle opere presenti sul territorio. La catalogazione delle sculture contemporanee all'aperto, attraverso la creazione di un archivio completo di informazioni sui materiali costitutivi e aggiornato sullo stato di conservazione, sarebbe invece uno strumento fondamentale ai fini di una corretta conservazione preventiva, basata sul monitoraggio delle opere e su periodici interventi di manutenzione. In questo contributo riportiamo i risultati di un lavoro svolto nell'ambito di due tesi di Laurea dell'Università di Firenze, nel quale è stato effettuato un censimento delle opere collocate nei cinque Quartieri dell'area urbana del Comune di Firenze. In totale si sono catalogate 80 opere, per ciascuna delle quali è stata creata una scheda che riporta la descrizione della scultura, note storico-artistiche e lo stato di conservazione. Per alcune opere è stato possibile anche raccogliere informazioni attraverso interviste con gli scultori, tra i quali Roberto Barni, Onofrio Pepe, Giuliano Vangi, strutturate secondo una griglia omogenea in modo da individuare problematiche peculiari per ciascun artista. Il dialogo con gli autori ha ormai un'importanza riconosciuta anche a livello internazionale come punto di partenza per la conservazione e il restauro, non solo per le preziose note tecniche relative ai materiali impiegati e ai processi di lavorazione, ma anche per la comprensione dell'essenza stessa dell'opera, in modo da evitare di snaturarla in un recupero sterile. Per evidenziare alcune problematiche che possono riguardare opere d'arte contemporanea all'esterno, in accordo con la Direzione Servizi Tecnici del Comune di Firenze, sono state sottoposte a indagini diagnostiche quattro opere rappresentative, realizzate in materiali differenti, presenti nello spazio urbano fiorentino; ogni opera rappresenta un diverso "caso studio" per la particolare collocazione, per la destinazione d'uso o per interventi di restauro precedenti. Come caso emblematico, viene qui riportato lo studio dell'opera "Nuredduna", realizzata in materiale plastico da Aligi Sassu nel 1995 e situata nel giardino di Bellariva lungo il fiume Arno. La statua si trova in avanzato stato di degrado, con estese lacune nella vernice superficiale e ingenti distacchi degli strati plastici. Le analisi, eseguite con microscopia ottica ed elettronica (SEM-EDS), diffrazione ai raggi X (XRD), spettroscopia infrarossa (FTIR), e fluorescenza di raggi X (XRF), hanno consentito di caratterizzare i materiali costitutivi e avanzare delle ipotesi sulla tecnica esecutiva e sulle cause del degrado.
Outdoor Art: problematiche conservative tra coscienza delle opere e conoscenza materica nella città di Firenze
E Cantisani;B Salvadori;
2014
Abstract
Il sodalizio fra arte e città è un rapporto antico, ma sempre attuale, il cui significato si è evoluto nel tempo. Nel Novecento, la collocazione di opere d'arte negli spazi pubblici ha assunto ruoli diversi rispetto al passato, non più celebrativi del potere costituito o stimolo della memoria della collettività, ma abbellimento della vita urbana, arricchimento e attrazione in ambienti deputati. Tuttavia, è inevitabile constatare che nelle grandi città l'arte fatica a trovare un'adeguata ambientazione in grado di valorizzare e di rendere fruibile l'opera. Nel caso del territorio fiorentino, le sculture contemporanee si trovano frequentemente collocate in aree scarsamente visibili, di scarsa potenzialità culturale, abbandonate all'incuria, al vandalismo e alle emissioni del traffico veicolare. Questi nuovi ambienti espositivi per le opere, anziché essere ampie e armoniose piazze, sono spesso spazi angusti, in prossimità di un semaforo, nelle rotatorie o davanti a un distributore di benzina. A tutto ciò si aggiunge la scarsa consapevolezza che i cittadini e le istituzioni hanno delle opere presenti sul territorio. La catalogazione delle sculture contemporanee all'aperto, attraverso la creazione di un archivio completo di informazioni sui materiali costitutivi e aggiornato sullo stato di conservazione, sarebbe invece uno strumento fondamentale ai fini di una corretta conservazione preventiva, basata sul monitoraggio delle opere e su periodici interventi di manutenzione. In questo contributo riportiamo i risultati di un lavoro svolto nell'ambito di due tesi di Laurea dell'Università di Firenze, nel quale è stato effettuato un censimento delle opere collocate nei cinque Quartieri dell'area urbana del Comune di Firenze. In totale si sono catalogate 80 opere, per ciascuna delle quali è stata creata una scheda che riporta la descrizione della scultura, note storico-artistiche e lo stato di conservazione. Per alcune opere è stato possibile anche raccogliere informazioni attraverso interviste con gli scultori, tra i quali Roberto Barni, Onofrio Pepe, Giuliano Vangi, strutturate secondo una griglia omogenea in modo da individuare problematiche peculiari per ciascun artista. Il dialogo con gli autori ha ormai un'importanza riconosciuta anche a livello internazionale come punto di partenza per la conservazione e il restauro, non solo per le preziose note tecniche relative ai materiali impiegati e ai processi di lavorazione, ma anche per la comprensione dell'essenza stessa dell'opera, in modo da evitare di snaturarla in un recupero sterile. Per evidenziare alcune problematiche che possono riguardare opere d'arte contemporanea all'esterno, in accordo con la Direzione Servizi Tecnici del Comune di Firenze, sono state sottoposte a indagini diagnostiche quattro opere rappresentative, realizzate in materiali differenti, presenti nello spazio urbano fiorentino; ogni opera rappresenta un diverso "caso studio" per la particolare collocazione, per la destinazione d'uso o per interventi di restauro precedenti. Come caso emblematico, viene qui riportato lo studio dell'opera "Nuredduna", realizzata in materiale plastico da Aligi Sassu nel 1995 e situata nel giardino di Bellariva lungo il fiume Arno. La statua si trova in avanzato stato di degrado, con estese lacune nella vernice superficiale e ingenti distacchi degli strati plastici. Le analisi, eseguite con microscopia ottica ed elettronica (SEM-EDS), diffrazione ai raggi X (XRD), spettroscopia infrarossa (FTIR), e fluorescenza di raggi X (XRF), hanno consentito di caratterizzare i materiali costitutivi e avanzare delle ipotesi sulla tecnica esecutiva e sulle cause del degrado.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


