La domanda di latte d'asina, destinato principalmente all'alimentazione di pazienti pediatrici allergici alle proteine del latte vaccino, è cresciuta nel tempo a partire dal 2007, stimolando la nascita di allevamenti di asine da latte nel territorio piemontese, nelle province di Torino e di Cuneo. La diffusione del latte d'asina in Italia è avvenuta anche grazie agli studi realizzati su questo alimento negli ultimi 10 anni, tra cui quelli condotti dal l'Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino in collaborazione con il CNR, che hanno dimostrato come il latte d'asina sia un alimento con caratteristiche di elevata tollerabilità, palatabilità e adeguatezza nutrizionale per bambini che presentano allergie alle proteine del latte vaccino (APLV) (Monti et al., 2007; Bertino et al., 2010; Gastaldi et al. 2010, Monti et al., 2012). In seguito alla nascita di attività di allevamento di asine da latte, nel 2012 la Direzione Sanità della Regione Piemonte ha istituito un Gruppo di lavoro che ha avuto il compito di stilare le Linee guida regionali per la produzione di latte d'asina destinato al consumo umano (Regione Piemonte, D.D. 461 del 17/06/2013), costituito da esperti appartenenti a diversi enti (Regione Piemonte, Università di Torino, CNR, Città della Scienza e della Salute di Torino, Istituto Zooprofilattico Sperimentale) per colmare una lacuna normativa esistente a livello nazionale. I primi approfondimenti tecnico-scientifici effettuati nel corso delle attività del gruppo di lavoro regionale hanno consentito di evidenziare una serie di criticità, relative alle modalità di gestione e ai limiti produttivi di questa filiera, che, invece, se opportunamente coadiuvata, potrà costituire un'importante risorsa nel panorama delle produzioni agro-zootecniche piemontesi. Purtroppo solo una minima percentuale dei bambini allergici al latte bovino utilizza il latte d'asina come alimento sostitutivo, a causa dell'ancora non sufficienti evidenze scientifiche relative alla sua adeguatezza di impiego nell'alimentazione dei pazienti affetti da allergie alle proteine del latte vaccino ed, anche, a causa del suo attuale costo. Gli asini, storicamente utilizzati come animali da lavoro, non sono stati oggetto di studio al fine di migliorarne la capacità di produrre latte. Data la scarsa produzione delle asine (circa 1 l/giorno per animale), il latte d'asina arriva quindi ad avere costi molto elevati (circa 15EUR/l al consumatore).
La biochimica del latte d'asina: tra alimento e medicamento
Laura Cavallarin
2015
Abstract
La domanda di latte d'asina, destinato principalmente all'alimentazione di pazienti pediatrici allergici alle proteine del latte vaccino, è cresciuta nel tempo a partire dal 2007, stimolando la nascita di allevamenti di asine da latte nel territorio piemontese, nelle province di Torino e di Cuneo. La diffusione del latte d'asina in Italia è avvenuta anche grazie agli studi realizzati su questo alimento negli ultimi 10 anni, tra cui quelli condotti dal l'Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino in collaborazione con il CNR, che hanno dimostrato come il latte d'asina sia un alimento con caratteristiche di elevata tollerabilità, palatabilità e adeguatezza nutrizionale per bambini che presentano allergie alle proteine del latte vaccino (APLV) (Monti et al., 2007; Bertino et al., 2010; Gastaldi et al. 2010, Monti et al., 2012). In seguito alla nascita di attività di allevamento di asine da latte, nel 2012 la Direzione Sanità della Regione Piemonte ha istituito un Gruppo di lavoro che ha avuto il compito di stilare le Linee guida regionali per la produzione di latte d'asina destinato al consumo umano (Regione Piemonte, D.D. 461 del 17/06/2013), costituito da esperti appartenenti a diversi enti (Regione Piemonte, Università di Torino, CNR, Città della Scienza e della Salute di Torino, Istituto Zooprofilattico Sperimentale) per colmare una lacuna normativa esistente a livello nazionale. I primi approfondimenti tecnico-scientifici effettuati nel corso delle attività del gruppo di lavoro regionale hanno consentito di evidenziare una serie di criticità, relative alle modalità di gestione e ai limiti produttivi di questa filiera, che, invece, se opportunamente coadiuvata, potrà costituire un'importante risorsa nel panorama delle produzioni agro-zootecniche piemontesi. Purtroppo solo una minima percentuale dei bambini allergici al latte bovino utilizza il latte d'asina come alimento sostitutivo, a causa dell'ancora non sufficienti evidenze scientifiche relative alla sua adeguatezza di impiego nell'alimentazione dei pazienti affetti da allergie alle proteine del latte vaccino ed, anche, a causa del suo attuale costo. Gli asini, storicamente utilizzati come animali da lavoro, non sono stati oggetto di studio al fine di migliorarne la capacità di produrre latte. Data la scarsa produzione delle asine (circa 1 l/giorno per animale), il latte d'asina arriva quindi ad avere costi molto elevati (circa 15EUR/l al consumatore).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.