Il bronzo è un materiale ampiamente utilizzato nella realizzazione di manufatti artistici, sculture ed elementi architettonici esposti all'aperto, ma la collocazione in ambiente urbano altamente inquinato ha notevolmente inciso negli ultimi decenni sullo stato di conservazione delle opere, promuovendo diffusi fenomeni di corrosione. Il caso dei bronzi dorati, per il quale si riscontra un numero molto limitato di studi specifici nella letteratura scientifica, risulta estremamente complesso. Infatti, in presenza di imperfezioni nella doratura, umidità e ossigeno penetrano al di sotto della superficie innescando processi elettrochimici che provocano la formazione di prodotti della corrosione sottosuperficiali e che sono notevolmente accelerati dall'accoppiamento galvanico tra oro e bronzo. Le variazioni dimensionali che ne derivano sollevano e distaccano la doratura [1]. D'altra parte la rimozione dei prodotti di alterazione comporterebbe il danneggiamento della doratura stessa, mentre l'utilizzo di prodotti protettivi filmogeni, che isolino la superficie dorata dagli inquinanti esterni, può presentare, sia nella fase di applicazione che in previsione degli interventi di manutenzione programmata, delle controindicazioni dovute proprio all'instabilità sia della doratura che della patina. Una possibile soluzione è rappresentata dall'impiego di inibitori della corrosione, sostanze che, aggiunte in piccole quantità agli ambienti aggressivi, possono rallentare fino anche ad annullare i processi di corrosione senza modificare la composizione dell'ambiente stesso [2] e sono applicabili anche per immersione. Fino ad oggi gli studi nell'ambito dei beni culturali si sono prevalentemente concentrati sul benzotriazolo (BTA) che, malgrado la validità come inibitore, è tossico e nocivo per l'ambiente. Nella prospettiva di individuare dei composti efficaci, a basso impatto ambientale e più sicuri per l'operatore rispetto al tradizionale BTA, è stata quindi attivata una sperimentazione mirata ad individuare inibitori della corrosione alternativi, verificandone l'efficacia nel tempo su provini che simulano un bronzo dorato ad amalgama.

Prospettive per l'inibizione della corrosione dei bronzi dorati

B Salvadori;
2015

Abstract

Il bronzo è un materiale ampiamente utilizzato nella realizzazione di manufatti artistici, sculture ed elementi architettonici esposti all'aperto, ma la collocazione in ambiente urbano altamente inquinato ha notevolmente inciso negli ultimi decenni sullo stato di conservazione delle opere, promuovendo diffusi fenomeni di corrosione. Il caso dei bronzi dorati, per il quale si riscontra un numero molto limitato di studi specifici nella letteratura scientifica, risulta estremamente complesso. Infatti, in presenza di imperfezioni nella doratura, umidità e ossigeno penetrano al di sotto della superficie innescando processi elettrochimici che provocano la formazione di prodotti della corrosione sottosuperficiali e che sono notevolmente accelerati dall'accoppiamento galvanico tra oro e bronzo. Le variazioni dimensionali che ne derivano sollevano e distaccano la doratura [1]. D'altra parte la rimozione dei prodotti di alterazione comporterebbe il danneggiamento della doratura stessa, mentre l'utilizzo di prodotti protettivi filmogeni, che isolino la superficie dorata dagli inquinanti esterni, può presentare, sia nella fase di applicazione che in previsione degli interventi di manutenzione programmata, delle controindicazioni dovute proprio all'instabilità sia della doratura che della patina. Una possibile soluzione è rappresentata dall'impiego di inibitori della corrosione, sostanze che, aggiunte in piccole quantità agli ambienti aggressivi, possono rallentare fino anche ad annullare i processi di corrosione senza modificare la composizione dell'ambiente stesso [2] e sono applicabili anche per immersione. Fino ad oggi gli studi nell'ambito dei beni culturali si sono prevalentemente concentrati sul benzotriazolo (BTA) che, malgrado la validità come inibitore, è tossico e nocivo per l'ambiente. Nella prospettiva di individuare dei composti efficaci, a basso impatto ambientale e più sicuri per l'operatore rispetto al tradizionale BTA, è stata quindi attivata una sperimentazione mirata ad individuare inibitori della corrosione alternativi, verificandone l'efficacia nel tempo su provini che simulano un bronzo dorato ad amalgama.
2015
978-88-7461-247-5
Porta del Paradiso; bronzo dorato; elettrochimica; corrosione; inibitore
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/300721
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