Il capitolo affronta il problema più discusso degli ultimi anni; quello della shadow hospitality, enormemente e disordinatamente aumentata in mancanza di leggi che la regolamentassero. Anche se tal fenomeno viene identificato quasi sempre con la piattaforma Airbnb, il relativo sito, anche se il più famoso, è solo uno dei tanti che mette a disposizione appartamenti per turisti. Altri siti sono: Homelidays, Wimdu (Travel like e local), Vrbo (Vacation rentals by owner); Kid&Coe, HouseTrip, OnlyApartements, solo per citarne alcuni. Una recente indagine Federalberghi rivela che ad agosto 2018 sono disponibili, in Italia, 397.314 alloggi sul portale Airbnb, con un aumento medio annuo dell'ultimo biennio del 37,6%, dal 2016, e del 45,7% nell'ultimo quinquennio, dal 2013, quando gli alloggi sul sito furono 60.589. Originariamente, gli airbnb si sono imposti come condivisone dell'esperienza di viaggio con i proprietari e, quindi, come opportunità per esperire un turismo autentico e per meglio esplorare i caratteri identitari del luogo visitato. In pochi anni il fenomeno è cresciuto a dismisura e si è completamente ribaltato, trasformandosi nel suo contrario. Non si tratta più di una economia integrativa dei redditi familiari che concorre all'offerta di ricettività, associata ad una domanda di autenticità. In particolare nelle grandi città e nelle località turistiche mature, la spinta ad attivare airbnb sta portando allo svuotamento dei centri storici, con l'allontanamento dei residenti e delle attività tipiche. L'abbandono dei centri storici, ovviamente, determina la perdita di identità dei luoghi: interi quartieri sono diventati dei dormitori/mangifici. L'espulsione della popolazione residente in favore della ricettività, la distruzione delle tradizioni locali in favore di una offerta turistica standardizzata, e l'eliminazione dal mercato delle attività produttive identitarie sono tutti effetti diretti della pressione delle piattaforme della tipologia di Airbnb, in quanto produce la variazione di destinazione d'uso degli immobili nelle aree attrattive dal punto di vista dei flussi turistici. Si propone quale possibile risposta un processo di rigenerazione urbana e territoriale che faccia leva sulla valorizzazione delle risorse endogene per fronteggiare il rischio di dispersione del capitale culturale e sociale delle aree coinvolte dal suddetto fenomeno.
La crescita dell'attività extralberghiera ed il cambiamento dell'identità dei luoghi
Gaia Daldanise;Gabriella Esposito De Vita
2018
Abstract
Il capitolo affronta il problema più discusso degli ultimi anni; quello della shadow hospitality, enormemente e disordinatamente aumentata in mancanza di leggi che la regolamentassero. Anche se tal fenomeno viene identificato quasi sempre con la piattaforma Airbnb, il relativo sito, anche se il più famoso, è solo uno dei tanti che mette a disposizione appartamenti per turisti. Altri siti sono: Homelidays, Wimdu (Travel like e local), Vrbo (Vacation rentals by owner); Kid&Coe, HouseTrip, OnlyApartements, solo per citarne alcuni. Una recente indagine Federalberghi rivela che ad agosto 2018 sono disponibili, in Italia, 397.314 alloggi sul portale Airbnb, con un aumento medio annuo dell'ultimo biennio del 37,6%, dal 2016, e del 45,7% nell'ultimo quinquennio, dal 2013, quando gli alloggi sul sito furono 60.589. Originariamente, gli airbnb si sono imposti come condivisone dell'esperienza di viaggio con i proprietari e, quindi, come opportunità per esperire un turismo autentico e per meglio esplorare i caratteri identitari del luogo visitato. In pochi anni il fenomeno è cresciuto a dismisura e si è completamente ribaltato, trasformandosi nel suo contrario. Non si tratta più di una economia integrativa dei redditi familiari che concorre all'offerta di ricettività, associata ad una domanda di autenticità. In particolare nelle grandi città e nelle località turistiche mature, la spinta ad attivare airbnb sta portando allo svuotamento dei centri storici, con l'allontanamento dei residenti e delle attività tipiche. L'abbandono dei centri storici, ovviamente, determina la perdita di identità dei luoghi: interi quartieri sono diventati dei dormitori/mangifici. L'espulsione della popolazione residente in favore della ricettività, la distruzione delle tradizioni locali in favore di una offerta turistica standardizzata, e l'eliminazione dal mercato delle attività produttive identitarie sono tutti effetti diretti della pressione delle piattaforme della tipologia di Airbnb, in quanto produce la variazione di destinazione d'uso degli immobili nelle aree attrattive dal punto di vista dei flussi turistici. Si propone quale possibile risposta un processo di rigenerazione urbana e territoriale che faccia leva sulla valorizzazione delle risorse endogene per fronteggiare il rischio di dispersione del capitale culturale e sociale delle aree coinvolte dal suddetto fenomeno.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


