La costa regionale della Campania è un ambito paesaggistico di valore assoluto ma di grande fragilità e le sue specificità ambientali, sociali ed economiche pongono una domanda di tutela attiva differenziata e mirata. Le città di mare, piccole e grandi, sul piano semantico esprimono la fusione di cultura urbana e cultura marittima (Clemente, 2011), definita da Konvitz "urban maritime culture" (1978). La cultura urbana marittima, allora, può essere la chiave di lettura delle città costiere della Campania e, più in generale, del paesaggio regionale costiero. In tale prospettiva, si ritiene utile proporre una specifica attenzione alle coste campane che sia basata sulla visione dal mare e che consideri il sistema terra mare nella sua unitarietà di paesaggio marino e costiero. Oggetto della tutela, con questo approccio, diventa il paesaggio culturale marittimo che si compone di mare e terra (Clemente, 2011). La rete di tutti i porti campani, nelle varie dimensioni e declinazioni, è l'interfaccia della regione tra terra e mare, laddove la linea di costa è una cartina al tornasole dell'eccessiva pressione antropica. Se, sulla terraferma, preoccupa l'eccessivo consumo di suolo a cui ormai tutti i piani, ai vari livelli, cercano di porre un argine, il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) potrebbe affrontare il problema del "consumo di costa" inteso come densità d'uso, da parte dell'uomo, della fascia costiera, sia attraverso la costruzione edifici ed opere infrastrutturali entro, per esempio, 500 mt dalla costa, sia attraverso la compresenza fisica di persone nella medesima fascia costiera, su waterfront, spiagge, stabilimenti balneari, ecc. In analogia, potremmo definire il "consumo di mare" come densità d'uso, da parte dell'uomo, espressa dal rapporto tra imbarcazioni e superficie acquea di un ambito paesaggistico. Per esempio, si consideri la baia di Marina Piccola a Capri e la superficie acquea coperta dalle imbarcazioni ancorate in rada entro mezzo miglio nautico (926 mt) dalla linea di costa, durante mesi estivi. Si pone, allora, la domanda di come il PPR - in tale prospettiva marittima - possa innescare strategie per un uso equo della costa e del mare, come si possano attivare forme innovative di tutela attiva del paesaggio costiero, quale contributo possa venire da processi di governance collaborativa.

Il paesaggio costiero della Campania in prospettiva marittima

Massimo Clemente;Gaia Daldanise;
2022

Abstract

La costa regionale della Campania è un ambito paesaggistico di valore assoluto ma di grande fragilità e le sue specificità ambientali, sociali ed economiche pongono una domanda di tutela attiva differenziata e mirata. Le città di mare, piccole e grandi, sul piano semantico esprimono la fusione di cultura urbana e cultura marittima (Clemente, 2011), definita da Konvitz "urban maritime culture" (1978). La cultura urbana marittima, allora, può essere la chiave di lettura delle città costiere della Campania e, più in generale, del paesaggio regionale costiero. In tale prospettiva, si ritiene utile proporre una specifica attenzione alle coste campane che sia basata sulla visione dal mare e che consideri il sistema terra mare nella sua unitarietà di paesaggio marino e costiero. Oggetto della tutela, con questo approccio, diventa il paesaggio culturale marittimo che si compone di mare e terra (Clemente, 2011). La rete di tutti i porti campani, nelle varie dimensioni e declinazioni, è l'interfaccia della regione tra terra e mare, laddove la linea di costa è una cartina al tornasole dell'eccessiva pressione antropica. Se, sulla terraferma, preoccupa l'eccessivo consumo di suolo a cui ormai tutti i piani, ai vari livelli, cercano di porre un argine, il Piano Paesaggistico Regionale (PPR) potrebbe affrontare il problema del "consumo di costa" inteso come densità d'uso, da parte dell'uomo, della fascia costiera, sia attraverso la costruzione edifici ed opere infrastrutturali entro, per esempio, 500 mt dalla costa, sia attraverso la compresenza fisica di persone nella medesima fascia costiera, su waterfront, spiagge, stabilimenti balneari, ecc. In analogia, potremmo definire il "consumo di mare" come densità d'uso, da parte dell'uomo, espressa dal rapporto tra imbarcazioni e superficie acquea di un ambito paesaggistico. Per esempio, si consideri la baia di Marina Piccola a Capri e la superficie acquea coperta dalle imbarcazioni ancorate in rada entro mezzo miglio nautico (926 mt) dalla linea di costa, durante mesi estivi. Si pone, allora, la domanda di come il PPR - in tale prospettiva marittima - possa innescare strategie per un uso equo della costa e del mare, come si possano attivare forme innovative di tutela attiva del paesaggio costiero, quale contributo possa venire da processi di governance collaborativa.
2022
Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo - IRISS
978-88-569-0852-7
Paesaggio culturale marittimo
Consumo di mare
Ecosistema culturale costiero
Servizi culturali ecosistemici
Governance collaborativa
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/360276
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