Nel passato la cultura marittima e la forma urbane delle città di mare erano strettamente connesse al porto, al suo ruolo territoriale e alle sue caratteristiche (Pavia, 2016). I porti hanno costituito nei secoli il cuore della città, non solo per essere un volano economico e sociale, ma anche per la capacità di trasformarne, di volta in volta, la morfologia (Clemente, 2011). L'evoluzione del rapporto città-porto, nel tempo e nello spazio, è caratterizzata spesso da una crescente separazione delle funzioni e del sistema di relazioni. I porti, come nodo del sistema logistico a supporto dello scambio commerciale internazionale, rappresentano una realtà economica determinante per lo sviluppo economico dei territori, che comportano impatti significativi sulla città sia influenzando le condizioni di benessere e qualità della vita, sia creando conflitti spaziali, sociali e ambientali. Con queste premesse il contributo vuole leggere alcuni casi studio che, con l'intento di superare queste conflittualità, hanno implementato attività proprie del settore culturale e creativo (Sacco et al., 2016; Santagata, 2009; Throsby, 2005) a servizio del porto e della città, anche attraverso il riuso del patrimonio culturale. La tesi è che il rapporto porto-città può essere implementato in modo sostenibile attraverso l'integrazione nella pianificazione dei porti delle attività del settore culturale e creativo, anche riferite alla specifica cultura marittima. Ovvero i porti continuano ad essere infrastrutture logistiche ma ampliano la loro sfera di azione, attraverso una governance innovativa sviluppandosi come "infrastrutture culturali e creative" capaci di diventare cerniere con la città attraverso la costruzione di un rapporto sinergico tra porto-imprese e territorio attivando processi di rigenerazione urbana.
Il porto come "infrastruttura" culturale e creativa per la rigenerazione urbana.
Eleonora Giovene di Girasole;Gaia Daldanise
2021
Abstract
Nel passato la cultura marittima e la forma urbane delle città di mare erano strettamente connesse al porto, al suo ruolo territoriale e alle sue caratteristiche (Pavia, 2016). I porti hanno costituito nei secoli il cuore della città, non solo per essere un volano economico e sociale, ma anche per la capacità di trasformarne, di volta in volta, la morfologia (Clemente, 2011). L'evoluzione del rapporto città-porto, nel tempo e nello spazio, è caratterizzata spesso da una crescente separazione delle funzioni e del sistema di relazioni. I porti, come nodo del sistema logistico a supporto dello scambio commerciale internazionale, rappresentano una realtà economica determinante per lo sviluppo economico dei territori, che comportano impatti significativi sulla città sia influenzando le condizioni di benessere e qualità della vita, sia creando conflitti spaziali, sociali e ambientali. Con queste premesse il contributo vuole leggere alcuni casi studio che, con l'intento di superare queste conflittualità, hanno implementato attività proprie del settore culturale e creativo (Sacco et al., 2016; Santagata, 2009; Throsby, 2005) a servizio del porto e della città, anche attraverso il riuso del patrimonio culturale. La tesi è che il rapporto porto-città può essere implementato in modo sostenibile attraverso l'integrazione nella pianificazione dei porti delle attività del settore culturale e creativo, anche riferite alla specifica cultura marittima. Ovvero i porti continuano ad essere infrastrutture logistiche ma ampliano la loro sfera di azione, attraverso una governance innovativa sviluppandosi come "infrastrutture culturali e creative" capaci di diventare cerniere con la città attraverso la costruzione di un rapporto sinergico tra porto-imprese e territorio attivando processi di rigenerazione urbana.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.