I terreni di copertura rappresentano un'importante porzione superficiale della litosfera, soprattutto in aree caratterizzate da evoluzione geologica neogenico-quaternaria, come il bacino mediterraneo.Tali terreni sono localizzati prevalentemente ai margini di bedrock affioranti, ossia in conche intramontane, fasce pedemontane, piane alluvionali e costiere, aree deltizie. Data la loro origine, sono costituiti da sedimenti sciolti o poco consolidati e da rocce tenere, che spesso fungono da terreni di fondazione per l'edilizia residenziale e industriale. Per loro natura e distribuzione, sono particolarmente soggetti ad hazard naturali, quali frane, inondazioni e allagamenti, amplificazioni sismiche, cedimenti, liquefazioni. Il loro studio riveste quindi notevole importanza per la mitigazione dei rischi naturali.Da anni l'IGAG investiga queste tipologie di terreni (ad esempio, con i Progetti Urbisit), soprattutto per studi di Microzonazione Sismica (MS), con approcci integrati di tipo geologico, geofisico e geotecnico per la definizione dei modelli di sottosuolo. L'approccio geologico è importante non solo per definire la geometria esterna dei depositi in relazione al bedrock, ma anche per ricostruire la struttura interna dei terreni investigati in termini di organizzazione stratigrafica dei litotipi affioranti e sepolti. I metodi utilizzati sono quelli della stratigrafia fisica, in particolare l'analisi di facies e la stratigrafia sequenziale per particolari contesti fluvio-costieri. Tali metodi permettono di definire l'architettura stratigrafica e la dinamica paleo-ambientale delle aree investigate, tramite l'identificazione delle litofacies e delle loro associazioni, l'individuazione e la gerarchizzazione di superfici limite, l'interpretazione di meccanismi e ambienti deposizionali (Miall, 2016). A tali fini, dati di affioramento, cartografici e di perforazione sono correlati tra loro e integrati con dati di letteratura, per investigare aree estense generalmente alcune decine di km2 e per profondità fino a 100 m. I prodotti derivati, elaborati nel Laboratorio GIS dell'IGAG Montelibretti, costituiscono carte geologiche e sezioni a grande scala (>=1:10.000), pannelli di correlazione e schemi di dettaglio dei rapporti stratigrafici. Essi sono alla base di tutte le elaborazioni successive per lo studio dei geohazard, ad esempio per la produzione di carte geo-tematiche (Carte MOPS, Carte MS), per la parametrizzazione geotecnica e idrogeologica del sottosuolo tramite correlazione litofacies-unità geotecniche (Mancini et al., 2014), per il supporto alla modellazione degli effetti di sito, per la pianificazione di campagne di indagine geofisica, geotecnica e idrogeologica. Aree test di applicazione di questo approccio sono il bacino romano e aree recentemente soggette a sismi (L'Aquila, Amatrice, Ischia), con prospettiva di applicazione ad aree urbane di Georgia e Albania (Accordi Bilaterali CNR).

Caratterizzazione geologica dei terreni di copertura per la valutazione dei geohazard

Mancini M;Stigliano F;Moscatelli M;Caciolli MC;Giallini S;Pennica F;Sirianni P
2020

Abstract

I terreni di copertura rappresentano un'importante porzione superficiale della litosfera, soprattutto in aree caratterizzate da evoluzione geologica neogenico-quaternaria, come il bacino mediterraneo.Tali terreni sono localizzati prevalentemente ai margini di bedrock affioranti, ossia in conche intramontane, fasce pedemontane, piane alluvionali e costiere, aree deltizie. Data la loro origine, sono costituiti da sedimenti sciolti o poco consolidati e da rocce tenere, che spesso fungono da terreni di fondazione per l'edilizia residenziale e industriale. Per loro natura e distribuzione, sono particolarmente soggetti ad hazard naturali, quali frane, inondazioni e allagamenti, amplificazioni sismiche, cedimenti, liquefazioni. Il loro studio riveste quindi notevole importanza per la mitigazione dei rischi naturali.Da anni l'IGAG investiga queste tipologie di terreni (ad esempio, con i Progetti Urbisit), soprattutto per studi di Microzonazione Sismica (MS), con approcci integrati di tipo geologico, geofisico e geotecnico per la definizione dei modelli di sottosuolo. L'approccio geologico è importante non solo per definire la geometria esterna dei depositi in relazione al bedrock, ma anche per ricostruire la struttura interna dei terreni investigati in termini di organizzazione stratigrafica dei litotipi affioranti e sepolti. I metodi utilizzati sono quelli della stratigrafia fisica, in particolare l'analisi di facies e la stratigrafia sequenziale per particolari contesti fluvio-costieri. Tali metodi permettono di definire l'architettura stratigrafica e la dinamica paleo-ambientale delle aree investigate, tramite l'identificazione delle litofacies e delle loro associazioni, l'individuazione e la gerarchizzazione di superfici limite, l'interpretazione di meccanismi e ambienti deposizionali (Miall, 2016). A tali fini, dati di affioramento, cartografici e di perforazione sono correlati tra loro e integrati con dati di letteratura, per investigare aree estense generalmente alcune decine di km2 e per profondità fino a 100 m. I prodotti derivati, elaborati nel Laboratorio GIS dell'IGAG Montelibretti, costituiscono carte geologiche e sezioni a grande scala (>=1:10.000), pannelli di correlazione e schemi di dettaglio dei rapporti stratigrafici. Essi sono alla base di tutte le elaborazioni successive per lo studio dei geohazard, ad esempio per la produzione di carte geo-tematiche (Carte MOPS, Carte MS), per la parametrizzazione geotecnica e idrogeologica del sottosuolo tramite correlazione litofacies-unità geotecniche (Mancini et al., 2014), per il supporto alla modellazione degli effetti di sito, per la pianificazione di campagne di indagine geofisica, geotecnica e idrogeologica. Aree test di applicazione di questo approccio sono il bacino romano e aree recentemente soggette a sismi (L'Aquila, Amatrice, Ischia), con prospettiva di applicazione ad aree urbane di Georgia e Albania (Accordi Bilaterali CNR).
2020
Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria - IGAG
geologia del Quaternario
geohazard
GIS
stratigrafia fisica
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/383962
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