Le tecnologie per la generazione distribuita di energia hanno raggiunto un livello tale che favoriranno la creazione e la diffusione di sistemi energetici locali. Ma le questioni tecnologiche rappresentano solo una parte del dibattito. Il progressivo coinvolgimento delle comunità locali nella proprietà, nel processo decisionale e nell'organizzazione degli impianti di produzione di energia sta determinando la nascita di un nuovo sistema socio-energetico basato sulla generazione distribuita da rinnovabili. In questo quadro, le comunità energetiche giocheranno un ruolo cruciale nella ridiscussione dell'intero sistema infrastrutturale e del mercato dell'energia. A livello europeo, l'evoluzione normativa in materia di energia è sempre più volta alla promozione di nuove modalità di sviluppo, efficienza e impiego delle rinnovabili. Per tale motivo, particolare attenzione è dedicata ad incrementare iniziative di produzione e consumo a livello locale. La Commissione europea all'interno del Clean Energy Package, ha fissato, da un lato, gli indirizzi ed i vincoli in termini di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2030 per ciascuno stato, dall'altro, ha introdotto, attraverso due direttive, UE 2018/2001 (Renewable Energy Directive II, o REDII) e UE 2019/944 (the Internal Electricity Market Directive, o IEMD), due nuove figure: Renewable Energy Community' (REC) e 'Citizen Energy Community' (CEC). In entrambi i casi, l'obiettivo è quello di consentire la partecipazione aperta, volontaria ed autonoma di singoli cittadini, imprese, enti locali ad iniziative di generazione, distribuzione, fornitura, stoccaggio e consumo di energia. Con questo pacchetto, pertanto, si intende offrire ai consumatori non solo strumenti che garantiscano loro maggiori informazioni sui servizi ed i prodotti energetici o maggiori libertà quando si vuole cambiare il fornitore di energia, ma anche opportunità per aggregare la loro domanda/offerta energetica o per farli diventare prosumers, singoli o associati. A livello nazionale, dal 1° marzo 2020 è in vigore la legge 28 febbraio 2020, n. 8, che consente, nelle more del completo recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, di realizzare comunità energetiche rinnovabili. Dal punto di vista sociale e territoriale, le comunità energetiche possono creare sviluppo e aggregazione soprattutto a livello locale. Ma questi processi non trovano attuazione allo stesso modo e con lo stesso grado di difficoltà, nonostante la medesima normativa. In particolare, dai primi dati disponibili a livello nazionale sui progetti di comunità energetiche, alcuni dei quali già avviati, si notano delle particolarità in relazione ai progetti elaborati in alcuni territori del Mezzogiorno. Una prima mappatura degli attori coinvolti, infatti, rileva come questi progetti, di ampie dimensioni, siano strutturati attorno alla presenza di amministrazioni locali o regionali, spesso con il ruolo di erogatori dei finanziamenti, e società o aziende specializzate nel settore dei servizi energetici. Da un lato, tali presenze dovrebbero poter facilitare alcune condizioni che sono sempre indicate dai consumatori quali fattori di ostacolo alla costituzione di comunità energetiche. Si tratta, per un verso, delle complicate norme burocratiche che scoraggiano o di fatto impediscono anche solo la singola installazione di impianti da fonti rinnovabili; per l'altro verso, della difficile relazione con la necessaria conoscenza e competenza in ambito tecnologico, che rende le scelte energetiche orientate alla transizione ecologica onerose, sia dal unto di vista economico sia (soprattutto) dal punto di vista della consapevolezza ambientale e della gestione quotidiana. Se, dunque, la presenza di attori già strutturati e potenti, in ambito amministrativo-politico e in ambito economico, permette ai cittadini di essere sollevati dalle incombenze e dalla difficoltà operative di cui sopra, è pur vero che li allontana da quei processi decisionali di tipo partecipativo che l'idea stessa di comunità energetica intende promuovere. In questo quadro complessivo, nel Mezzogiorno potrebbe configurarsi l'interesse della criminalità organizzata, che avrebbe così nuove possibilità di azione e controllo innanzitutto sui territori, paradossalmente proprio grazie alla riconfigurazione distribuita della produzione e del consumo di energia, riproponendo in forma nuova quanto avvenuto diversi decenni orsono circa il controllo della produzione e della distribuzione di un'altra risorsa imprescindibile, ovverosia l'acqua. D'altra parte, il nuovo mercato così riconfiguratosi, almeno in parte, sarebbe anche occasione di una nuova accumulazione di capitale mafioso. La nostra analisi mira alla identificazione dei rischi e delle tendenze che la nuova legge nazionale sulle comunità energetiche del 2020 può produrre e sta già producendo sui territori e le popolazioni del Sud Italia, con la possibilità di innescare effetti perversi che vadano nelle direzione opposta a quella dichiaratamente promossa.

Le comunità energetiche in Italia: riconfigurazione del mercato dell'energia, ruolo delle istituzioni locali e della criminalità organizzata nel Mezzogiorno

Musolino Monica;Nicita Agatino
2021

Abstract

Le tecnologie per la generazione distribuita di energia hanno raggiunto un livello tale che favoriranno la creazione e la diffusione di sistemi energetici locali. Ma le questioni tecnologiche rappresentano solo una parte del dibattito. Il progressivo coinvolgimento delle comunità locali nella proprietà, nel processo decisionale e nell'organizzazione degli impianti di produzione di energia sta determinando la nascita di un nuovo sistema socio-energetico basato sulla generazione distribuita da rinnovabili. In questo quadro, le comunità energetiche giocheranno un ruolo cruciale nella ridiscussione dell'intero sistema infrastrutturale e del mercato dell'energia. A livello europeo, l'evoluzione normativa in materia di energia è sempre più volta alla promozione di nuove modalità di sviluppo, efficienza e impiego delle rinnovabili. Per tale motivo, particolare attenzione è dedicata ad incrementare iniziative di produzione e consumo a livello locale. La Commissione europea all'interno del Clean Energy Package, ha fissato, da un lato, gli indirizzi ed i vincoli in termini di energia rinnovabile da raggiungere entro il 2030 per ciascuno stato, dall'altro, ha introdotto, attraverso due direttive, UE 2018/2001 (Renewable Energy Directive II, o REDII) e UE 2019/944 (the Internal Electricity Market Directive, o IEMD), due nuove figure: Renewable Energy Community' (REC) e 'Citizen Energy Community' (CEC). In entrambi i casi, l'obiettivo è quello di consentire la partecipazione aperta, volontaria ed autonoma di singoli cittadini, imprese, enti locali ad iniziative di generazione, distribuzione, fornitura, stoccaggio e consumo di energia. Con questo pacchetto, pertanto, si intende offrire ai consumatori non solo strumenti che garantiscano loro maggiori informazioni sui servizi ed i prodotti energetici o maggiori libertà quando si vuole cambiare il fornitore di energia, ma anche opportunità per aggregare la loro domanda/offerta energetica o per farli diventare prosumers, singoli o associati. A livello nazionale, dal 1° marzo 2020 è in vigore la legge 28 febbraio 2020, n. 8, che consente, nelle more del completo recepimento della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili, di realizzare comunità energetiche rinnovabili. Dal punto di vista sociale e territoriale, le comunità energetiche possono creare sviluppo e aggregazione soprattutto a livello locale. Ma questi processi non trovano attuazione allo stesso modo e con lo stesso grado di difficoltà, nonostante la medesima normativa. In particolare, dai primi dati disponibili a livello nazionale sui progetti di comunità energetiche, alcuni dei quali già avviati, si notano delle particolarità in relazione ai progetti elaborati in alcuni territori del Mezzogiorno. Una prima mappatura degli attori coinvolti, infatti, rileva come questi progetti, di ampie dimensioni, siano strutturati attorno alla presenza di amministrazioni locali o regionali, spesso con il ruolo di erogatori dei finanziamenti, e società o aziende specializzate nel settore dei servizi energetici. Da un lato, tali presenze dovrebbero poter facilitare alcune condizioni che sono sempre indicate dai consumatori quali fattori di ostacolo alla costituzione di comunità energetiche. Si tratta, per un verso, delle complicate norme burocratiche che scoraggiano o di fatto impediscono anche solo la singola installazione di impianti da fonti rinnovabili; per l'altro verso, della difficile relazione con la necessaria conoscenza e competenza in ambito tecnologico, che rende le scelte energetiche orientate alla transizione ecologica onerose, sia dal unto di vista economico sia (soprattutto) dal punto di vista della consapevolezza ambientale e della gestione quotidiana. Se, dunque, la presenza di attori già strutturati e potenti, in ambito amministrativo-politico e in ambito economico, permette ai cittadini di essere sollevati dalle incombenze e dalla difficoltà operative di cui sopra, è pur vero che li allontana da quei processi decisionali di tipo partecipativo che l'idea stessa di comunità energetica intende promuovere. In questo quadro complessivo, nel Mezzogiorno potrebbe configurarsi l'interesse della criminalità organizzata, che avrebbe così nuove possibilità di azione e controllo innanzitutto sui territori, paradossalmente proprio grazie alla riconfigurazione distribuita della produzione e del consumo di energia, riproponendo in forma nuova quanto avvenuto diversi decenni orsono circa il controllo della produzione e della distribuzione di un'altra risorsa imprescindibile, ovverosia l'acqua. D'altra parte, il nuovo mercato così riconfiguratosi, almeno in parte, sarebbe anche occasione di una nuova accumulazione di capitale mafioso. La nostra analisi mira alla identificazione dei rischi e delle tendenze che la nuova legge nazionale sulle comunità energetiche del 2020 può produrre e sta già producendo sui territori e le popolazioni del Sud Italia, con la possibilità di innescare effetti perversi che vadano nelle direzione opposta a quella dichiaratamente promossa.
2021
Comunità energetiche
Organizzazioni criminali
Mezzogiorno
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/399475
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