Il mare rappresenta un impor- tante componente del sistema climatico. L'oceano infatti, insie- me all'atmosfera, trasporta in- genti quantità di calore dall'equatore verso le zone più fredde della Terra, i poli, contribuendo a stabilizzare il clima globale. L'oceano possiede una capacità termica e una densità molto maggiori dell'atmosfera. Per questo motivo ha una maggiore inerzia termica e meccanica, ed i cambiamenti che vi avvengono sono molto più graduali, con tempi di risposta alle variazioni climatiche relativamente lunghi. È quindi importante monitorare costantemente il mare profondo in alcuni punti chiave, in parti- colare la sua temperatura e sali- nità, per ottenere informazioni sull'evoluzione del sistema cli- matico e per comprenderne le scale temporali. Questo viene fatto a livello globale dalla co- munità scientifica internaziona- le. ISMAR da lungo tempo se ne occupa nel Mar Mediterraneo, un mare marginale collegato al- l'Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra, e formato da due principali bacini che comunica- no tra loro attraverso il canale di Sicilia. Sia il Mediterraneo occi- dentale sia l'orientale sono costi- tuiti da sottobacini a loro volta connessi da passaggi di differen- te ampiezza e profondità, che ri- vestono un ruolo di controllo dei trasporti e quindi influenzano le caratteristiche degli «scambi» (ASTRALDI et al., 1999). A causa del loro numero e della loro di- stribuzione nell'intero Mediter- raneo, stretti e canali sono in grado di fornire, con una buona approssimazione, stime quanti- tative dei trasporti relativi all'in- tera circolazione. Essi costitui- scono importanti punti di osser- vazione per quanto riguarda gli scambi di calore, di sale e di al- tre caratteristiche biochimiche presenti nei bacini adiacenti. Il Mediterraneo può essere con- siderato un oceano in miniatura. In esso vi sono processi di for- mazione di acque dense, che va- riano su scale interannuali, una circolazione termoalina ben de- finita, e masse d'acqua superfi- ciali, intermedie e profonde che circolano tra il bacino occidenta- le e quello orientale. Ciò che ren- de il Mediterraneo particolar- mente adatto agli studi sul cam- biamento climatico è che le sue scale temporali sono molto più brevi rispetto a quelle degli ocea- ni, con un tempo di ricambio di circa 60 anni, contro i 500 anni e oltre dell'oceano globale. I cam- biamenti vi possono avvenire più rapidamente, su scale della du- rata di una vita umana. Perciò il Mediterraneo è un utile labora- torio per documentare i cambia- menti al suo interno, e quindi anticipare simili cambiamenti negli oceani, nonché per com- prendere i processi chiave del cambiamento climatico, e quin- di fare inferenze su tali processi a scala globale. Studi recenti hanno messo in evidenza che cambiamenti im- portanti nelle condizioni climati- che non sono sempre legati a scale centenarie o millenarie, ma possono avvenire anche su pe- riodi di tempo molto più brevi. Questo è particolarmente vero per il Mar Mediterraneo, in cui le scale spazio-temporali sono di un ordine di grandezza inferiori rispetto all'oceano. Il Mar Medi- terraneo è lontano dallo stato stazionario e i due bacini che lo costituiscono sono stati sede di importanti cambiamenti nella stratificazione e nella circolazio- ne termoalina: l'orientale negli Anni 1990 (fenomeno denomina- to Eastern Mediterranean Tran- sient, EMT) e l'occidentale a par- tire dal 2005 (fenomeno denomi- nato Western Mediterranean Transition, WMT). È quindi di primaria importanza la defini- zione di una strategia di monito- raggio realistica, incentrata sul- l'osservazione continua in alcu- ne regioni chiave, e la prosecu- zione delle serie temporali già esistenti, per poter comprendere le scale temporali della variabi- lità e fornire elementi di con- fronto e verifica ai modelli previ- sionali.
Variabilità interannuale nel Mediterraneo: una strategia di monitoraggio di lungo termine
Schroeder;Simona
2014
Abstract
Il mare rappresenta un impor- tante componente del sistema climatico. L'oceano infatti, insie- me all'atmosfera, trasporta in- genti quantità di calore dall'equatore verso le zone più fredde della Terra, i poli, contribuendo a stabilizzare il clima globale. L'oceano possiede una capacità termica e una densità molto maggiori dell'atmosfera. Per questo motivo ha una maggiore inerzia termica e meccanica, ed i cambiamenti che vi avvengono sono molto più graduali, con tempi di risposta alle variazioni climatiche relativamente lunghi. È quindi importante monitorare costantemente il mare profondo in alcuni punti chiave, in parti- colare la sua temperatura e sali- nità, per ottenere informazioni sull'evoluzione del sistema cli- matico e per comprenderne le scale temporali. Questo viene fatto a livello globale dalla co- munità scientifica internaziona- le. ISMAR da lungo tempo se ne occupa nel Mar Mediterraneo, un mare marginale collegato al- l'Atlantico attraverso lo stretto di Gibilterra, e formato da due principali bacini che comunica- no tra loro attraverso il canale di Sicilia. Sia il Mediterraneo occi- dentale sia l'orientale sono costi- tuiti da sottobacini a loro volta connessi da passaggi di differen- te ampiezza e profondità, che ri- vestono un ruolo di controllo dei trasporti e quindi influenzano le caratteristiche degli «scambi» (ASTRALDI et al., 1999). A causa del loro numero e della loro di- stribuzione nell'intero Mediter- raneo, stretti e canali sono in grado di fornire, con una buona approssimazione, stime quanti- tative dei trasporti relativi all'in- tera circolazione. Essi costitui- scono importanti punti di osser- vazione per quanto riguarda gli scambi di calore, di sale e di al- tre caratteristiche biochimiche presenti nei bacini adiacenti. Il Mediterraneo può essere con- siderato un oceano in miniatura. In esso vi sono processi di for- mazione di acque dense, che va- riano su scale interannuali, una circolazione termoalina ben de- finita, e masse d'acqua superfi- ciali, intermedie e profonde che circolano tra il bacino occidenta- le e quello orientale. Ciò che ren- de il Mediterraneo particolar- mente adatto agli studi sul cam- biamento climatico è che le sue scale temporali sono molto più brevi rispetto a quelle degli ocea- ni, con un tempo di ricambio di circa 60 anni, contro i 500 anni e oltre dell'oceano globale. I cam- biamenti vi possono avvenire più rapidamente, su scale della du- rata di una vita umana. Perciò il Mediterraneo è un utile labora- torio per documentare i cambia- menti al suo interno, e quindi anticipare simili cambiamenti negli oceani, nonché per com- prendere i processi chiave del cambiamento climatico, e quin- di fare inferenze su tali processi a scala globale. Studi recenti hanno messo in evidenza che cambiamenti im- portanti nelle condizioni climati- che non sono sempre legati a scale centenarie o millenarie, ma possono avvenire anche su pe- riodi di tempo molto più brevi. Questo è particolarmente vero per il Mar Mediterraneo, in cui le scale spazio-temporali sono di un ordine di grandezza inferiori rispetto all'oceano. Il Mar Medi- terraneo è lontano dallo stato stazionario e i due bacini che lo costituiscono sono stati sede di importanti cambiamenti nella stratificazione e nella circolazio- ne termoalina: l'orientale negli Anni 1990 (fenomeno denomina- to Eastern Mediterranean Tran- sient, EMT) e l'occidentale a par- tire dal 2005 (fenomeno denomi- nato Western Mediterranean Transition, WMT). È quindi di primaria importanza la defini- zione di una strategia di monito- raggio realistica, incentrata sul- l'osservazione continua in alcu- ne regioni chiave, e la prosecu- zione delle serie temporali già esistenti, per poter comprendere le scale temporali della variabi- lità e fornire elementi di con- fronto e verifica ai modelli previ- sionali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.