La conclusione del progetto A3C e delle attività ad esso connesse offre la possibilità di un approfondimento culturale, in merito alle metodiche sinora utilizzate in Albania per il restauro dei beni culturali. Nel 1992, a conclusione di un periodo di transizione iniziato nel 1985 con la morte del dittatore marxista Enver Hoxha, inizia per l'Albania un nuovo percorso di democratizzazione e di rifondazione della nazione, che ha riguardato tutti i settori della vita civile, ivi compreso un ancor consistente patrimonio di edifici storici il cui arco cronologico copriva quasi due millenni. Dal 1944 al 1991, lo stato marxista aveva esercitato una lunga e spietata persecuzione nei confronti dei rappresentanti di tutti credi religiosi e dei loro simboli, attuata mediante la sistematica profanazione e distruzione dei principali luoghi di culto. Gran parte del patrimonio religioso albanese compreso all'interno delle principali città fu distrutto, ovvero trasformato in depositi o magazzini, mentre gli altri edifici, situati in zone montane scarsamente fruibili, furono abbandonati al degrado (fig. 1). Solo gli edifici inseriti nell'elenco dei monumenti storici dell'Albania scamparono alla distruzione e furono oggetto di attività di indagine, rilievo e conservazione da parte dell'Instituti i Monumenteve te Kultures di Tirana. Nel 1992 il Paese era pronto a riprendere il volo, spinto dal desiderio di riscattare la violenza subita anche attraverso la resurrezione di molti luoghi di culto distrutti o danneggiati. I numerosi interventi avviati dal 1992 sino ad oggi, sia dalla Chiesa Ortodossa che da quella Cattolica, hanno riguardato la ricostruzione integrale degli edifici demoliti nel periodo comunista, il ripristino di alcuni di essi, il restauro conservativo degli edifici danneggiati, anche mediante l'integrazione di parti cospicue del manufatto

Il rilievo digitale e le metodiche del restauro

N Milella
2008

Abstract

La conclusione del progetto A3C e delle attività ad esso connesse offre la possibilità di un approfondimento culturale, in merito alle metodiche sinora utilizzate in Albania per il restauro dei beni culturali. Nel 1992, a conclusione di un periodo di transizione iniziato nel 1985 con la morte del dittatore marxista Enver Hoxha, inizia per l'Albania un nuovo percorso di democratizzazione e di rifondazione della nazione, che ha riguardato tutti i settori della vita civile, ivi compreso un ancor consistente patrimonio di edifici storici il cui arco cronologico copriva quasi due millenni. Dal 1944 al 1991, lo stato marxista aveva esercitato una lunga e spietata persecuzione nei confronti dei rappresentanti di tutti credi religiosi e dei loro simboli, attuata mediante la sistematica profanazione e distruzione dei principali luoghi di culto. Gran parte del patrimonio religioso albanese compreso all'interno delle principali città fu distrutto, ovvero trasformato in depositi o magazzini, mentre gli altri edifici, situati in zone montane scarsamente fruibili, furono abbandonati al degrado (fig. 1). Solo gli edifici inseriti nell'elenco dei monumenti storici dell'Albania scamparono alla distruzione e furono oggetto di attività di indagine, rilievo e conservazione da parte dell'Instituti i Monumenteve te Kultures di Tirana. Nel 1992 il Paese era pronto a riprendere il volo, spinto dal desiderio di riscattare la violenza subita anche attraverso la resurrezione di molti luoghi di culto distrutti o danneggiati. I numerosi interventi avviati dal 1992 sino ad oggi, sia dalla Chiesa Ortodossa che da quella Cattolica, hanno riguardato la ricostruzione integrale degli edifici demoliti nel periodo comunista, il ripristino di alcuni di essi, il restauro conservativo degli edifici danneggiati, anche mediante l'integrazione di parti cospicue del manufatto
2008
Istituto per le Tecnologie della Costruzione - ITC
Istituto per le Tecnologie della Costruzione - ITC
Rilevo fotogrammetrico digitale
restauro conservativo
edifici monumentali
metodologie del restauro
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/433421
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