Le epidemie, in quanto eventi straordinari, improvvisi e devastanti, sconvolgevano una società e i suoi equilibri preesistenti. Esse provocavano emozioni forti, quali odio e paure, in grado di muovere azioni pericolose e non sempre lecite. Le epidemie spesso non univano, molte volte dividevano, riducendo la fiducia sociale e spingendo gli individui a cavarsela da sé. Anche al fine di riuscire a sopravvivere a una malattia che presentava indici di mortalità assai elevati. Questo valeva per i singoli, intenti ad allontanarsi il prima possibile dal pericolo, ma anche per interi centri, in questi anni difficili propensi più del solito all'inquietudine, impegnati a proteggersi e, per difendersi, spesso anche a ribellarsi all'ordine costituito. Pertanto, conservare il controllo di una società in preda a un'epidemia era un compito impegnativo per i governanti; un compito, peraltro, non sempre esercitato con successo. Spesso gestire un'emergenza epidemica comportava un impegno maggiore di quello richiesto in caso di guerra, come sottolineavano del resto coloro su cui gravava il duro "onere" del governo. Se già in tempi "normali" il controllo di una società di antico regime si giocava su sottili e delicati equilibri, in anni di epidemia tali equilibri erano infranti, venivano messi in discussione per poi essere ricostruiti magari su basi totalmente diverse. Nuovi equilibri emergevano, specie a livello locale; e con essi i governanti erano costretti a confrontarsi. In questo saggio analizzeremo gli effetti che le emozioni provocate dalle emergenze epidemiche seicentesche ebbero sull'ordine pubblico a Napoli e nelle sue province, analizzando alcuni aspetti e casi concreti, e le azioni che misero in essere i governanti nel tentativo di ripristinare l'ordine sulla base di vecchi e nuovi equilibri.

Epidemie, ordine pubblico e controllo nel regno di Napoli del XVII secolo

Idamaria Fusco
2021

Abstract

Le epidemie, in quanto eventi straordinari, improvvisi e devastanti, sconvolgevano una società e i suoi equilibri preesistenti. Esse provocavano emozioni forti, quali odio e paure, in grado di muovere azioni pericolose e non sempre lecite. Le epidemie spesso non univano, molte volte dividevano, riducendo la fiducia sociale e spingendo gli individui a cavarsela da sé. Anche al fine di riuscire a sopravvivere a una malattia che presentava indici di mortalità assai elevati. Questo valeva per i singoli, intenti ad allontanarsi il prima possibile dal pericolo, ma anche per interi centri, in questi anni difficili propensi più del solito all'inquietudine, impegnati a proteggersi e, per difendersi, spesso anche a ribellarsi all'ordine costituito. Pertanto, conservare il controllo di una società in preda a un'epidemia era un compito impegnativo per i governanti; un compito, peraltro, non sempre esercitato con successo. Spesso gestire un'emergenza epidemica comportava un impegno maggiore di quello richiesto in caso di guerra, come sottolineavano del resto coloro su cui gravava il duro "onere" del governo. Se già in tempi "normali" il controllo di una società di antico regime si giocava su sottili e delicati equilibri, in anni di epidemia tali equilibri erano infranti, venivano messi in discussione per poi essere ricostruiti magari su basi totalmente diverse. Nuovi equilibri emergevano, specie a livello locale; e con essi i governanti erano costretti a confrontarsi. In questo saggio analizzeremo gli effetti che le emozioni provocate dalle emergenze epidemiche seicentesche ebbero sull'ordine pubblico a Napoli e nelle sue province, analizzando alcuni aspetti e casi concreti, e le azioni che misero in essere i governanti nel tentativo di ripristinare l'ordine sulla base di vecchi e nuovi equilibri.
2021
epidemie
ordine pubblico
controllo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/462188
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