Il lavoro, iniziato grazie a viticoltori dei tre territori desiderosi di ridare luce ad un capitale viticolo autoctono messo a rischio dalla produzione in eccesso di varietà recenti, è stato condotto entro il progetto di ricerca sulla Biodiversità Agricola Storica (Vite e Olivo) (CNR DUS.AD036) dal CNR ISPC con il CREA VE, in costante relazione con la Regione Campania, e con l’AIS Toscana - Delegazione di Grosseto, scelta come soggetto terzo per una valutazione super partes del prodotto enologico finale. Un percorso di indagine è iniziato per rintracciare le uve autoctone, ma stavolta si è voluto innanzi tutto trasformare in certezza la memoria locale dei tanti che le coltivavano. Il primo coinvolgimento è stato del CREA VE (Centro Ricerca Viticoltura ed Enologia) di Turi (BA) per l’identificazione delle varietà. È seguito quello del CNR ISPC (Istituto delle Scienze del Patrimonio Culturale) di Potenza per la complementare validazione storica e culturale. L’intero progetto è scaturito dopo l’evento Fare memoria. Vita e costumi di Solopaca, organizzato il 7 dicembre 2019 a Solopaca. Costantemente affiancati e stimolati a livello locale dai produttori coordinati da Clemente Colella, i ricercatori del CNR e del CREA hanno iniziato ad approfondire la conoscenza delle varietà e del relativo territorio, sondando le caratteristiche per inquadrarne le potenzialità, nel rispetto e al tempo stesso al di fuori di quanto riconosciuto e regolamentato dalla DOC ‘Sannio’. La ricerca si è fondata e strutturata sui tre pilastri del terroir, cioè Ambiente, Tradizione colturale e Varietà, recuperando, per Solopaca, il concetto di Terre di Solopaca e approfondendolo attraverso indagini interdisciplinari e multiparametriche di dettaglio per le superfici. Si è posta attenzione a ogni aspetto, dal suolo con l’incidenza del sole, la disponibilità idrica e l’andamento climatico, alla forma colturale, alle vicende di ciascuna varietà nella storia e nella cultura all’interno del territorio, ai caratteri ampelografici e agronomici sino a considerare tecnicamente il vino ricavatone. Tutto ha quale comune denominatore il legame stretto dell’uomo di Solopaca con la sua terra. Senza di esso il territorio è condannato alla perdita del sapere e della sua identità. La completezza è venuta con il coinvolgimento dell’AIS Toscana, grazie all’accoglienza data all’iniziativa dalla Delegazione di Grosseto e all’avere accettato di concludere il processo conoscitivo della ricerca partecipando alla fase sperimentale di comprensione e valutazione del vino ottenuto. Da subito sono stati condivisi lo spirito e il fine generale del lavoro, ossia contribuire alla valutazione di tutti gli elementi utili, laddove il merito ci sia, per restituire corpo e identità alle realtà divenute minori e contrastare l’assunto di “autoctono scartato e portato al limite dell’estinzione perché di scarso valore”, ancora nel 2018 sostenuto con vigore da personalità del settore e poi velocemente cambiato in una difesa e ricerca della tipicità locale. Il compimento si è avuto infine nel PNRR (progetto CHANGES - Cultural heritage active innovation for next-gen sustainable society Extended partnership), sfruttato dalla ricerca a livello di cassa di risonanza, non di fondi. Da questo sforzo, compiuto con risorse economiche interne, sono scaturiti l’acquisizione, il recupero, la validazione e lo studio dei terroir campani nelle componenti pedologica-ambientale, genetico-storica e agronomica-viticola, l’iscrizione nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite delle varietà Tennecchia n. (Tentiglia), Arulo n. (Vernaccia d’Arulo sinonimo di Grero), Cocozza b., Uva Urmo b., Agostina b., Tesola nera n. (Vernaccia di Vigna), Ingannapastore b., Sabato n., Suppezza n., Castagnara n., Reginella n. (Reginella tardiva) e Racina piccola n. (Reginella precoce), e l’ulteriore iscrizione della Vite a Raggiera del Taburno nel Registro Nazionale di Paesaggi Rurali Storici, Pratiche Agricole e Conoscenze Tradizionali (Rete Rurale - MASAF).

Biodiversità culturale, topografia e genetica storica della vite dal Taburno al Golfo di Policastro

Del Lungo S.
Relatore interno
2023

Abstract

Il lavoro, iniziato grazie a viticoltori dei tre territori desiderosi di ridare luce ad un capitale viticolo autoctono messo a rischio dalla produzione in eccesso di varietà recenti, è stato condotto entro il progetto di ricerca sulla Biodiversità Agricola Storica (Vite e Olivo) (CNR DUS.AD036) dal CNR ISPC con il CREA VE, in costante relazione con la Regione Campania, e con l’AIS Toscana - Delegazione di Grosseto, scelta come soggetto terzo per una valutazione super partes del prodotto enologico finale. Un percorso di indagine è iniziato per rintracciare le uve autoctone, ma stavolta si è voluto innanzi tutto trasformare in certezza la memoria locale dei tanti che le coltivavano. Il primo coinvolgimento è stato del CREA VE (Centro Ricerca Viticoltura ed Enologia) di Turi (BA) per l’identificazione delle varietà. È seguito quello del CNR ISPC (Istituto delle Scienze del Patrimonio Culturale) di Potenza per la complementare validazione storica e culturale. L’intero progetto è scaturito dopo l’evento Fare memoria. Vita e costumi di Solopaca, organizzato il 7 dicembre 2019 a Solopaca. Costantemente affiancati e stimolati a livello locale dai produttori coordinati da Clemente Colella, i ricercatori del CNR e del CREA hanno iniziato ad approfondire la conoscenza delle varietà e del relativo territorio, sondando le caratteristiche per inquadrarne le potenzialità, nel rispetto e al tempo stesso al di fuori di quanto riconosciuto e regolamentato dalla DOC ‘Sannio’. La ricerca si è fondata e strutturata sui tre pilastri del terroir, cioè Ambiente, Tradizione colturale e Varietà, recuperando, per Solopaca, il concetto di Terre di Solopaca e approfondendolo attraverso indagini interdisciplinari e multiparametriche di dettaglio per le superfici. Si è posta attenzione a ogni aspetto, dal suolo con l’incidenza del sole, la disponibilità idrica e l’andamento climatico, alla forma colturale, alle vicende di ciascuna varietà nella storia e nella cultura all’interno del territorio, ai caratteri ampelografici e agronomici sino a considerare tecnicamente il vino ricavatone. Tutto ha quale comune denominatore il legame stretto dell’uomo di Solopaca con la sua terra. Senza di esso il territorio è condannato alla perdita del sapere e della sua identità. La completezza è venuta con il coinvolgimento dell’AIS Toscana, grazie all’accoglienza data all’iniziativa dalla Delegazione di Grosseto e all’avere accettato di concludere il processo conoscitivo della ricerca partecipando alla fase sperimentale di comprensione e valutazione del vino ottenuto. Da subito sono stati condivisi lo spirito e il fine generale del lavoro, ossia contribuire alla valutazione di tutti gli elementi utili, laddove il merito ci sia, per restituire corpo e identità alle realtà divenute minori e contrastare l’assunto di “autoctono scartato e portato al limite dell’estinzione perché di scarso valore”, ancora nel 2018 sostenuto con vigore da personalità del settore e poi velocemente cambiato in una difesa e ricerca della tipicità locale. Il compimento si è avuto infine nel PNRR (progetto CHANGES - Cultural heritage active innovation for next-gen sustainable society Extended partnership), sfruttato dalla ricerca a livello di cassa di risonanza, non di fondi. Da questo sforzo, compiuto con risorse economiche interne, sono scaturiti l’acquisizione, il recupero, la validazione e lo studio dei terroir campani nelle componenti pedologica-ambientale, genetico-storica e agronomica-viticola, l’iscrizione nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite delle varietà Tennecchia n. (Tentiglia), Arulo n. (Vernaccia d’Arulo sinonimo di Grero), Cocozza b., Uva Urmo b., Agostina b., Tesola nera n. (Vernaccia di Vigna), Ingannapastore b., Sabato n., Suppezza n., Castagnara n., Reginella n. (Reginella tardiva) e Racina piccola n. (Reginella precoce), e l’ulteriore iscrizione della Vite a Raggiera del Taburno nel Registro Nazionale di Paesaggi Rurali Storici, Pratiche Agricole e Conoscenze Tradizionali (Rete Rurale - MASAF).
2023
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale - ISPC - Sede Secondaria Potenza
Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo - ISAFOM
Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri - IRET
9788899590741
Biodiversità culturale della vite; storia antica e medievale; ampelografia; agronomia
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