L’articolo analizza il rapporto tra libertà scientifica e libertà personali, partendo da un recente episodio in cui un ricercatore francese è stato respinto alla frontiera degli Stati Uniti per aver espresso opinioni critiche sull’amministrazione Trump nei suoi messaggi privati. Questo evento solleva interrogativi sulla privacy, la libertà di espressione e il controllo delle informazioni. L’autore prosegue riflettendo su come il controllo dei dati personali e accademici sia già una realtà consolidata, con le università e gli enti di ricerca che affidano la gestione delle proprie comunicazioni a multinazionali come Google e Microsoft. Il testo richiama studi storici che dimostrano il potere dei social media nell’influenzare il comportamento politico ed emotivo degli utenti. Si discute infine il concetto di libertà nella ricerca scientifica, criticando la giustificazione ex post di esperimenti controversi sui social media e sottolineando la necessità di norme etiche. L’autore contesta l’idea che, se una pratica non viene regolamentata apertamente, essa verrà comunque portata avanti clandestinamente, sostenendo invece che la soluzione sia una regolamentazione più solida per evitare derive pericolose. L’articolo si chiude con un monito: il vero nodo della questione non è solo la libertà individuale dei ricercatori, ma il controllo dell’informazione, che determina il potere sulla società.
Libertà della scienza, libertà personali
celi luciano
2025
Abstract
L’articolo analizza il rapporto tra libertà scientifica e libertà personali, partendo da un recente episodio in cui un ricercatore francese è stato respinto alla frontiera degli Stati Uniti per aver espresso opinioni critiche sull’amministrazione Trump nei suoi messaggi privati. Questo evento solleva interrogativi sulla privacy, la libertà di espressione e il controllo delle informazioni. L’autore prosegue riflettendo su come il controllo dei dati personali e accademici sia già una realtà consolidata, con le università e gli enti di ricerca che affidano la gestione delle proprie comunicazioni a multinazionali come Google e Microsoft. Il testo richiama studi storici che dimostrano il potere dei social media nell’influenzare il comportamento politico ed emotivo degli utenti. Si discute infine il concetto di libertà nella ricerca scientifica, criticando la giustificazione ex post di esperimenti controversi sui social media e sottolineando la necessità di norme etiche. L’autore contesta l’idea che, se una pratica non viene regolamentata apertamente, essa verrà comunque portata avanti clandestinamente, sostenendo invece che la soluzione sia una regolamentazione più solida per evitare derive pericolose. L’articolo si chiude con un monito: il vero nodo della questione non è solo la libertà individuale dei ricercatori, ma il controllo dell’informazione, che determina il potere sulla società.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


