Chiunque si occupi del primo sviluppo linguistico sa che l'aspetto fonetico delle parole da produrre rappresenta per il bambino una sfida non meno importante di quella rappresentata dagli aspetti cognitivi. È lecito quindi supporre che la complessità nell'organizzazione del controllo motorio che è implicata nella produzione delle prime parole possa contribuire in modo decisivo sia alla selezione da parte del bambino di una certa forma lessicale piuttosto che un'altra (Schwartz & Leonard, 1982), come anche alla sua particolare realizzazione (MacNeilage, et al., 2000), a partire da quelle abilità già acquisite durante il babbling (Locke, 1983; Vihman, 1996). D'altra parte, ci sono prove che le capacità fonetico/fonologiche non influenzano in modo unidirezionale le conoscenze lessicali, poichè è vero anche il contrario: i bambini che possiedono un vocabolario più grande hanno un inventario fonetico più ricco e capacità fonotattiche più sviluppate. Per approfondire le relazioni tra la frequenza dell'input lessicale e la facilità di articolazione nel primo sviluppo fonologico, in questo studio ci proponiamo di confrontare la frequenze di occorrenza dei foni consonantici iniziali delle sillabe CV e CVC nelle parole che compongono il Primo Vocabolario del Bambino (o PVB, cfr. Caselli e Casadio, 1995; Caselli, Pasqualetti e Stefanini, 2007) e che sono tentate dai bambini di 18-23 mesi e dai bambini di 30-36 mesi. A tal fine abbiamo utilizzato un database elettronico (cfr. Zmarich e Miotti, 2003) creato con il programma statistico Systat (v. 8.0), in cui ogni parola del PVB è stata suddivisa in sillabe, sulla base della gerarchia di sonorità e dei principi di sillabificazione. Le sillabe sono poi state scomposte nei foni costituenti, codificati nei simboli dell'alfabeto fonetico SAMPA (basato su caratteri ASCII), e sono state inserite come casi in una matrice di Systat per le successive manipolazioni, che hanno apportato le classificazioni dei tipi sillabici, i riferimenti alla posizione occupata dal fono nella parola, e le classificazioni secondo le classi fonologiche naturali di modo, luogo e sonorità. Abbiamo analizzato le caratteristiche fonetiche delle parole del PVB facendo riferimento alle percentuali relative alle parole prodotte dai bambini suddivisi per fasce d'età (18-23, 24-29, 30-36 mesi), e all'interno di ciascuna fascia di età abbiamo suddiviso le parole del vocabolario in quartili (1-25%, 26-50%, 51-75%, 76-100%), ed espresso il calcolo delle frequenze in funzione di questi. I risultati preliminari ci portano effettivamente a dire che le parole prodotte di meno e più tardi sono anche più complesse dal punto di vista fonetico di quelle che sono prodotte di più e a un'età più precoce, e che la complessità articolatoria è senz'altro un fattore determinante per queste differenze.
La composizione fonetica del primo vocabolario del bambino
Zmarich C;Rinaldi P;Caselli;M C
2009
Abstract
Chiunque si occupi del primo sviluppo linguistico sa che l'aspetto fonetico delle parole da produrre rappresenta per il bambino una sfida non meno importante di quella rappresentata dagli aspetti cognitivi. È lecito quindi supporre che la complessità nell'organizzazione del controllo motorio che è implicata nella produzione delle prime parole possa contribuire in modo decisivo sia alla selezione da parte del bambino di una certa forma lessicale piuttosto che un'altra (Schwartz & Leonard, 1982), come anche alla sua particolare realizzazione (MacNeilage, et al., 2000), a partire da quelle abilità già acquisite durante il babbling (Locke, 1983; Vihman, 1996). D'altra parte, ci sono prove che le capacità fonetico/fonologiche non influenzano in modo unidirezionale le conoscenze lessicali, poichè è vero anche il contrario: i bambini che possiedono un vocabolario più grande hanno un inventario fonetico più ricco e capacità fonotattiche più sviluppate. Per approfondire le relazioni tra la frequenza dell'input lessicale e la facilità di articolazione nel primo sviluppo fonologico, in questo studio ci proponiamo di confrontare la frequenze di occorrenza dei foni consonantici iniziali delle sillabe CV e CVC nelle parole che compongono il Primo Vocabolario del Bambino (o PVB, cfr. Caselli e Casadio, 1995; Caselli, Pasqualetti e Stefanini, 2007) e che sono tentate dai bambini di 18-23 mesi e dai bambini di 30-36 mesi. A tal fine abbiamo utilizzato un database elettronico (cfr. Zmarich e Miotti, 2003) creato con il programma statistico Systat (v. 8.0), in cui ogni parola del PVB è stata suddivisa in sillabe, sulla base della gerarchia di sonorità e dei principi di sillabificazione. Le sillabe sono poi state scomposte nei foni costituenti, codificati nei simboli dell'alfabeto fonetico SAMPA (basato su caratteri ASCII), e sono state inserite come casi in una matrice di Systat per le successive manipolazioni, che hanno apportato le classificazioni dei tipi sillabici, i riferimenti alla posizione occupata dal fono nella parola, e le classificazioni secondo le classi fonologiche naturali di modo, luogo e sonorità. Abbiamo analizzato le caratteristiche fonetiche delle parole del PVB facendo riferimento alle percentuali relative alle parole prodotte dai bambini suddivisi per fasce d'età (18-23, 24-29, 30-36 mesi), e all'interno di ciascuna fascia di età abbiamo suddiviso le parole del vocabolario in quartili (1-25%, 26-50%, 51-75%, 76-100%), ed espresso il calcolo delle frequenze in funzione di questi. I risultati preliminari ci portano effettivamente a dire che le parole prodotte di meno e più tardi sono anche più complesse dal punto di vista fonetico di quelle che sono prodotte di più e a un'età più precoce, e che la complessità articolatoria è senz'altro un fattore determinante per queste differenze.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.