La tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali sono temi al centro dello sviluppo sostenibile della moderna agricoltura nei Paesi mediterranei che non possono prescindere dagli obiettivi della sicurezza alimentare e della salvaguardia dell'ambiente. Al riguardo, assume sempre maggiore significato l'applicazione di tecniche di coltivazione in regime biologico in grado di coniugare gli obiettivi di cui sopra. Le piante officinali sostenute dalle diversificate condizioni pedoclimatiche presenti nell'area del bacino del Mediterraneo, si integrano bene in tale contesto rispondendo positivamente a condizioni di coltivazione caratterizzate da bassi input energetici. Tali caratteristiche hanno permesso di valorizzare anche aree marginali quali quelle di collina e montagna in cui risulterebbe problematico inserire "specie da alto reddito" notoriamente caratterizzate da coltivazioni intensive con elevati impieghi di molecole chimiche.L'adozione di metodi e tecniche di produzione biologica, congiuntamente alla qualificazione dei materiali di propagazione impiegati, permette di sostenere adeguatamente la filiera a partire dalle sue prime fasi. E' noto, infatti, che i molteplici indirizzi cui si possono rivolgere le produzioni officinali attestano di una ampia e variegata richiesta del mercato a partire dalla distinzione tra "food" e "no-food" e dove a prescindere dalla destinazione d'uso, appare sempre più consolidata la richiesta di beni di consumo contraddistinti dalla caratteristica di "naturalità" cui spesso vengono accostate le produzioni ottenute in coltura biologica. Nel 2010 in Italia il numero di aziende interessate alla coltivazione di piante officinali era pari a 2938 distribuite su una superficie di circa 7.200 ettari; di questi il 41% risultava assoggettato al regime biologico a fronte di un dato medio nazionale del 9% per tutte le altre coltivazioni agricole. Il trend registrato nell'ultimo decennio attesta un interesse crescente per le piante officinali verso le coltivazioni in biologico dove è stato registrato un incremento annuo in termini di superfici pari al 5,4%.La presente nota vuole contribuire alla definizione dello stato dell'arte della filiera in Italia per cogliere le prospettive di sviluppo del comparto anche alla luce degli ormai numerosi risultati delle attività di ricerca multidisciplinare condotte da diversi Enti di ricerca. In particolare, la nostra attenzione è stata focalizzata su alcune specie tra le più diffuse in Italia che sono state oggetto di studio in ambiente Mediterraneo quali il cappero (Capparis spp.), l'elicriso (Helichrysum spp.), il finocchio selvatico (Foeniculum vulgare ssp. vulgare var. dulce), la salvia (Salvia officinalis spp.) e lo zafferano (Crocus sativus L.). Per il cappero sono state caratterizzate le produzioni siciliane per il contenuto in antiossidanti, per l'elicriso sono stati individuati idonei metodi di propagazione ed aree vocate per la sua produzione, per il finocchio selvatico sono state valutate alcune varianti produttive per definire protocolli di produzione idonei per qualificare la produzione, per la salvia sono state individuate tecniche idonee per la moltiplicazione e valutato l'effetto del genotipo e dell'ambiente di coltivazione sulla produzione, ed infine per lo zafferano l'attenzione è stata rivolta sugli effetti della dimensione del cormo sulla resa. I risultati delle ricerche fin qui condotte consentono di migliorare le filiere delle officinali caratterizzate da itinerari complessi che coinvolgono numerosi attori a partire dalla fase di coltivazione fino a quella dei diversi livelli di trasformazione, confezionamento e distribuzione del prodotto.

LE PIANTE OFFICINALI IN AMBIENTE MEDITERRANEO PER UNA AGRICOLTURA MULTIFUNZIONALE

Argento S;Raccuia SA;Toscano V;Ragusa L;Pulvirenti M;Melilli MG;Branca F
2014

Abstract

La tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali sono temi al centro dello sviluppo sostenibile della moderna agricoltura nei Paesi mediterranei che non possono prescindere dagli obiettivi della sicurezza alimentare e della salvaguardia dell'ambiente. Al riguardo, assume sempre maggiore significato l'applicazione di tecniche di coltivazione in regime biologico in grado di coniugare gli obiettivi di cui sopra. Le piante officinali sostenute dalle diversificate condizioni pedoclimatiche presenti nell'area del bacino del Mediterraneo, si integrano bene in tale contesto rispondendo positivamente a condizioni di coltivazione caratterizzate da bassi input energetici. Tali caratteristiche hanno permesso di valorizzare anche aree marginali quali quelle di collina e montagna in cui risulterebbe problematico inserire "specie da alto reddito" notoriamente caratterizzate da coltivazioni intensive con elevati impieghi di molecole chimiche.L'adozione di metodi e tecniche di produzione biologica, congiuntamente alla qualificazione dei materiali di propagazione impiegati, permette di sostenere adeguatamente la filiera a partire dalle sue prime fasi. E' noto, infatti, che i molteplici indirizzi cui si possono rivolgere le produzioni officinali attestano di una ampia e variegata richiesta del mercato a partire dalla distinzione tra "food" e "no-food" e dove a prescindere dalla destinazione d'uso, appare sempre più consolidata la richiesta di beni di consumo contraddistinti dalla caratteristica di "naturalità" cui spesso vengono accostate le produzioni ottenute in coltura biologica. Nel 2010 in Italia il numero di aziende interessate alla coltivazione di piante officinali era pari a 2938 distribuite su una superficie di circa 7.200 ettari; di questi il 41% risultava assoggettato al regime biologico a fronte di un dato medio nazionale del 9% per tutte le altre coltivazioni agricole. Il trend registrato nell'ultimo decennio attesta un interesse crescente per le piante officinali verso le coltivazioni in biologico dove è stato registrato un incremento annuo in termini di superfici pari al 5,4%.La presente nota vuole contribuire alla definizione dello stato dell'arte della filiera in Italia per cogliere le prospettive di sviluppo del comparto anche alla luce degli ormai numerosi risultati delle attività di ricerca multidisciplinare condotte da diversi Enti di ricerca. In particolare, la nostra attenzione è stata focalizzata su alcune specie tra le più diffuse in Italia che sono state oggetto di studio in ambiente Mediterraneo quali il cappero (Capparis spp.), l'elicriso (Helichrysum spp.), il finocchio selvatico (Foeniculum vulgare ssp. vulgare var. dulce), la salvia (Salvia officinalis spp.) e lo zafferano (Crocus sativus L.). Per il cappero sono state caratterizzate le produzioni siciliane per il contenuto in antiossidanti, per l'elicriso sono stati individuati idonei metodi di propagazione ed aree vocate per la sua produzione, per il finocchio selvatico sono state valutate alcune varianti produttive per definire protocolli di produzione idonei per qualificare la produzione, per la salvia sono state individuate tecniche idonee per la moltiplicazione e valutato l'effetto del genotipo e dell'ambiente di coltivazione sulla produzione, ed infine per lo zafferano l'attenzione è stata rivolta sugli effetti della dimensione del cormo sulla resa. I risultati delle ricerche fin qui condotte consentono di migliorare le filiere delle officinali caratterizzate da itinerari complessi che coinvolgono numerosi attori a partire dalla fase di coltivazione fino a quella dei diversi livelli di trasformazione, confezionamento e distribuzione del prodotto.
2014
Istituto per i Sistemi Agricoli e Forestali del Mediterraneo - ISAFOM
Cappero
elicriso
finocchio selvatico
salvia
zafferano
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
prod_318103-doc_93711.pdf

solo utenti autorizzati

Descrizione: LE PIANTE OFFICINALI IN AMBIENTE MEDITERRANEO PER UNA AGRICOLTURA MULTIFUNZIONALE
Licenza: NON PUBBLICO - Accesso privato/ristretto
Dimensione 238.37 kB
Formato Adobe PDF
238.37 kB Adobe PDF   Visualizza/Apri   Richiedi una copia

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14243/281944
Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact